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GLI AMBIENTALISTI DICONO “NO” ALLA CENTRALE A CARBONE

14 febbraio 2010 Nessun Commento
Montebello Jonico – “La centrale a carbone di Saline è un caso nazionale, un caso che esprime un paradosso.
Il paradosso di un’Italia che dice al mondo di voler continuare ancora sui binari del carbone”.
Così si esprime Nuccio Barillà del direttivo nazionale di Legambiente il quale deciso e determinato precisa che il mondo delle associazioni continuerà a lottare a tutti i livelli per contrastare la costruzione della centrale a carbone.
“Noi abbiamo prodotto un dossier su Saline e avevamo presentano proposte alternative concrete ancor prima che si parlasse di centrale”.
Barillà con grande intensità quando entra nei tempi ambientali specificando che “è una follia se si lascia costruire in Calabria un’opera del genere perché questa terra dovrebbe rappresentare un modello nazionale e un laboratorio naturale per la sperimentazione di energie alternative”
Per Nuccio Barillà la costruzione di una centrale rappresenta la risposta sbagliata non solo per lo sviluppo del territorio Jonico ma ti tutta la Calabria e dell’Italia, sulla carta impegnata a rispettare le emissioni di anidride carbonica e degli inquinanti.
“E’ paradossale che a Copenaghen ci si impegna per abbassare le emissioni e poi si va avanti con centrali”. Ciò vuol dire che non c’è la reale volontà di chiudere con il carbone dal momento che “lo stesso Berlusconi, lo aveva definito superato quando optò per il nucleare”.
Ma noi ci troviamo nella Calabria Saudita, tuona Barillà, in quella Calabria dove tutto è possibile e dove non ci sono limiti e freni.
“Questa idea infiocchettata è una offesa per la Calabria ed ora è il tempo di dimostrare che la gente è consapevole”.
Il mondo della associazioni, il popolo, la gente è contro tutto ciò che deturpa e danneggia l’ambiente. Il popolo è contro gli inquinanti, specifica Barillà. “Saremmo contenti se ci fosse un sistema per eliminare gli inquinamenti delle centrali a carbone ma purtroppo non è possibile così come dimostrato da innumerevoli studi scientifici”.
I sistemi di deposito e di cattura dell’anidride carbonica rappresentano una tecnologia che a livello mondiale è stata definita costosa non matura e non realizzabile in luoghi sismici.
Tra l’altro afferma Barillà, nel progetto che si vorrebbe realizzare a Saline si parla solo di predisposizione. “Noi non vogliamo opere impattanti, ma opere che si sposano con il territorio, per questo ci opporremo a tutti i livelli sui piani giuridici e dei movimenti tanto che già in 5 saremo i piazza a Saline fermo restando che con Legambiente nazionale promuoveremo una iniziativa forte a febbraio e tale da richiamare l’attenzione delle alte istituzioni”.
Per Barillà non si tratta di allarmismo ma di constatazioni con dati alla mano.
“Da una statistica, specifica l’esponente di Legambiente è stato dimostrato che l’impianto industriale più nocivo a livello europeo è rappresentato dalle centrale a carbone di Brindisi”.
Il bene e la salute dell’ambiente e dei cittadini non ha prezzo e non è monetizzabile afferma Barillà poiché è vero si che siamo in un territorio con forte debolezze economiche e tali da indurre ad accettare tutto ma è anche vero che per un rilancio del tetti torio si può aspirare al meglio e a cose che vivono in sintonia con l’ambiente.
Ma poi cosa è stato della ex liquichimica, cosa delle Ogr, cosa del porto? È una storia che Montebello, che l’area grecanica e che la Calabria non può e non deve più sopportare e sostenere conclude Barillà. “Noi scenderemo in campo e invitiamo tutto il coro del “no” a farlo uscendo da posizioni ambigue. Questo vale anceh per tutti quegli amministratori che fino ad oggi non si sono espressi in modo chiaro.
Intanto a Montebello paese delle tre ex (ex liquichimica, ex Ogr ed ex porto) le associazioni si sono date appuntamento per scendere in piazza a Saline.

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

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