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INTERVISTA A SANTO FEDERICO

20 ottobre 2009 Nessun Commento
Montebello Jonico – Dopo 12 anni di amministrazione comunale, dal 97 al 2009, Santo Federico non si è più candidato. Una o tante motivazioni lo hanno indotto a fare un passo indietro ma non ad abbandonare il suo impegno civico nei riguardi del territorio.
Perché non si è candidato?
Dopo essere stato vice sindaco e assessore con l’allora sindaco Nicola Briguglio, assessore con il sindaco Loris Maria Nisi e consigliere di minoranza nell’ultima legislatura, mi sembrava fisiologico avanzare la candidatura a sindaco, cosa chiesta anche al mio partito. Non essendoci state le condizioni ho fatto un passo indietro.
Che condizioni mancavano?
Io ero consigliere di opposizione con l’allora sindaco Nisi. Non mi sembrava il caso di aggiungermi alla lista dal momento che per cinque anni occupavamo posizioni opposte.
Dopo le primarie, c’erano le condizioni per condividere un percorso politico comune perché entrambi del Pd. Di fatto, successivamente, avevo chiesto di fare un gruppo unico in consiglio. Cosa che mi è stata negata.
Perché avrebbe voluto fare il sindaco?
Penso di avere maturato esperienza concreta nel campo amministrativo. Ma non solo. Ho sempre militato nel partito e sono stato sempre presente sul territorio. Altri non hanno avuto tessere, se non in certe occasioni ma nonostante ciò questi ultimi hanno svolto ruoli.
Si riferisce a Nisi per caso?
Mi riferisco a tutti coloro che non hanno servito la politica in modo coerente.
In che modo ha servito ed è stato coerente con la politica?
Militando sempre nello stesso schieramento e facendo scelte importanti quando mi è stato chiesto.
Nel 2004, i DS e la Margherita, partito in cui militavo, chiesero le mie dimissioni da assessore dall’allora giunta Nisi per costruire uno schieramento di centro sinistra e nelle ultime elezioni mi è stato chiesto un passo indietro perché non ero un candidato condiviso all’interno del partito.
E Cuzzucoli era un candidato condiviso?
Secondo me no, considerato che qualche assessore e qualche tesserato del Pd si sono candidati con Guarna.
Come vede l’amministrazione Guarna?
Ancora è prematuro per esprimersi. E’ necessaria una forte presenza sul territorio e negli uffici comunali.
Lei come era presente sul territorio e negli uffici comunali?
Al di là della presenza fisica i miei telefoni erano sempre aperti.
Lei come avrebbe fatto il sindaco e a cosa avrebbe guardato con particolare interesse?
Il primo punto è la centrale a carbone per ribadire un “no” chiaro e secco a chi vuole ancora una volta danneggiare il nostro territorio e soprattutto i cittadini. Non abbiamo bisogno di altri veleni già ne abbiamo tanti in mare e in montagna. Almeno l’aria cerchiamo di lasciarla pulita.
La prima cosa che farei sarebbe quella di chiedere alla Regione i 50 milioni di Euro promessi per rilanciare il territorio. Inoltre modificherei lo strumento urbanistico comunale. Se il Comune lascia quell’area a vocazione industriale non ce la possiamo prendere con chi viene ad investire. Ad oggi c’è scritto che lì si può fare industria. Chi vuole attività eco-compatibili cambi lo strumento urbanistico.
Poi passerei allo sviluppo dell’entroterra, a quello del porto delle Ogr, potenziamento dei servizi e alla progettazione di una pedemontana alta.
Questi sono problemi vecchi. Come mai nel passato quanto anche lei amministratore non li avete affrontati nel giusto modo?
Personalmente ho fatto diverse lettere per richiamare l’attenzione delle alte istituzioni. È stata fatta una conferenza dove chiedevo la risoluzione dei problemi di sicurezza della provinciale e allo stesso tempo chiedevo lo sviluppo di una pedemontana alta da Bova superiore a Valanidi.
D’altra parte nella tirrenica si spendono milioni di euro per sistemare aree interne. Qui niente di tutto ciò. Evidentemente non abbiamo politici si spessore, capaci di rappresentarci fino in fondo. Qui ci si accontenta di mantenere solo l’esistente quando arriva l’emergenza.
Prevede un suo ritorno in politica?
Si vedrà. Ciò che mi interessa è stare vicino alla gente e non abbandonare il territorio.

Vincenzo Malacrinò

Pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

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