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NON DIMENTICHIAMO LA STORIA DI UN ORRORE

26 gennaio 2011 6 Commenti

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, arrivando nella città polacca di Auschwitz, aprirono i cancelli del campo di sterminio svelando al mondo gli orrori che vi erano stati consumati.

Nel 2000 il Parlamento italiano istituì il 27 gennaio il Giorno della Memoria, in “ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”.

Il 27 gennaio il ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebreo, è celebrato anche dall’ONU, in seguito alla risoluzione del 1 novembre 2005.

6 Risposte a “NON DIMENTICHIAMO LA STORIA DI UN ORRORE”

  1. 6
    Vincenzo Malacrinò Scrive:

    Caro Luigi,
    grazie per il tuo commento. Al solito sai rimpire con gocce concentrate gli spazi bianchi della carta.

    E’ vero, in ogni città c’era un binario 21 ma oggi nel cuore deli uomini esiste ancora un binario 21 quando si relegano gli altri ai limiti, quando si accantonano gli altri in funzione al ruolo sociale e quando si “selezionano” gli amici o le persone da frequentare in funzione di quanto essi possono dare.
    Questi sono binari pericolosi quanto quel “21″ che tu hai richiamato.
    Avere ancora oggi binari 21 è drammatico quanto il tempo in cui in modo assurdo l’uomo uccideva l’uomo non condiderandolo suo simile ma vero rivale.

    A presto
    Vincenzo Malacrinò

  2. 5
    Luigi Sclapari Scrive:

    Vincenzo,
    lodevoli sono i commenti di Giu, che vorrei si firmasse in maniera più estesa, e ottimo è il tuo “pezzo” che ricorda sempre che non bisogna dimenticare.
    Qui a Milano, c’è sempre il ricodo del “Binario 21″, il binario della Stazione Centrale da cui partivano i convogli dei detenuti politici per i campi di concentrmento della Germania nazista.
    E penso che ogni stazione dovrebbe avere il suo ” binario 21″.
    Ciao, Vincenzo.
    Luigi Sclapari.

  3. 4
    Vincenzo Malacrinò Scrive:

    Grazie a te, grazie a voi,
    perchè partecipate alla discussione.
    In tal modo, attraverso la vostra interazione, tutti abbiamo modo di riflettere e di crescere.
    E’ il pensiero che solleva l’uomo dal suo stato o meglio la capacità di elaborare quanto scorre nella propria mente e nel proprio cuore.
    A presto
    Vincenzo Malacrinò

  4. 3
    sebastiano Scrive:

    Buongiorno.I tuoi argomenti,trattati nel tuo sito riguardano storie tristi,drammatiche,orrori e non solo errori,insomma fatti che rileggendo fanno parte di tutti noi che dovremmo sempre ricordare x non ripeterli. Pero’,ancora oggi succedono cose da far pensare che l’uomo non vuole progredire ma al contrario come i sassi che vengono tirati di notte sulle macchine nella statale 106,su persone che rientrano dal lavoro e che non vedono l’ora di rientrare a casa x riabbracciare i propri cari ed invece finiscono in ospedale.Spero che l’uomo prima o poi cresca e non punti il dito sempre sul prossimo ma anche su se stesso.Continua con i tuoi argomenti x farci capire che bisogna migliorare sempre……ciao

  5. 2
    giu Scrive:

    niente, più di questa breve poesia, rende in maniera efficace quel moto di indiganzione e anche pietà umana che provo quando sento che qualcuno fra gli ultimi, che siano i lontani Boscimani o i portatori di handicap di casa nostra, viene torturato,depredato,deriso o anche soltanto umiliato. E qui, Vincenzo, ringrazio il Cielo d’averci dato l’intelligenza per scrivere libri,poichè nei libri c’è tutto, anche quel dipiù che ti permette di chiarire un pensiero oscuro. Stasera mi è tornato in mente un aneddoto letto su un libro di religione; lo scrivo qui, ma a te dico: è anche la mia risposta al tuo post sul Natale. Non è indispensabile essere religiosi per notare i deboli, e difenderli dall’ingiustizia; basta essere uomini. Ascolta.
    Quando in Italia si venne a sapere delle gesta di Giorgio Perlasca, che salvò, rischiando la propria vita, molte persone dalla morte per mano nazista, durante un’intervista gli chiesero: “Ma lei, perchè ha fatto tutto questo? perchè è cristiano?”
    “No!”, rispose lui, stupito. “Perchè sono un uomo!”

  6. 1
    giu Scrive:

    Brecht, Bertold

    Berlino, 1932. Attribuita anche al pastore Martin Niemöller

    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
    e fui contento, perché rubacchiavano.

    Poi vennero a prendere gli ebrei
    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

    Poi vennero a prendere gli omosessuali,
    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

    Poi vennero a prendere i comunisti,
    ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

    Un giorno vennero a prendere me,
    e non c’era rimasto nessuno a protestare.

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