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LA PROVINCIA CHIUDE LA PORTA AL CARBONE MENTRE QUALCHE SINDACO E’ DI ALTRO PARERE

13 novembre 2010 Un Commento

Alla fine è andata come doveva andare. Il documento dell’amministrazione provinciale che boccia in maniera netta ed inequivocabile la costruzione della centrale a carbone nell’area di Saline e che vede la Provincia farsi capofila di enti per ottenere la riqualificazione a fini turistici dell’area è stato approvato all’unanimità dalla seduta del consiglio provinciale straordinario ed aperto agli apporti dei cittadini e delle associazioni. La seduta ha però riservato due novità rispetto alle attese. Innanzitutto il gruppo del Pdl provinciale che ha fatto i salti mortali pur di esserci e di votare in maniera inequivocabile il proprio dissenso alla centrale, nonostante avesse già annunciato il forfait per sopraggiunti ed improrogabili impegni come la riunione del coordinamento per decidere  delle candidature a Provincia ed al Comune. E poi l’uscita fuori dal coro del “No alla centrale” di due sindaci del comprensorio, quello di Melito, Giuseppe Iaria e quello di Montebello Jonico, Antonio Guarna. La posizione del Pdl. A nome del gruppo ha parlato Roy Biasi:«Il nostro è un no alla centrale in maniera netta e ferma bisogna opporsi alla realizzazione dell’impianto.

Perchè prima ancora dei parei tecnici e prima ancora della contrarietà del Ministero, dell’ambiente, della Regione, della Provincia e dei Comuni, prediamo atto di una volontà popolare che la vive come un’imposizione ed una violenza. Per questo diciamo non è una decisione presa certamente non a cuor leggero, per i posti di lavoro cui diciamo no. Una grossa, grossa opportunità economica che sfuma ma saremo accanto alle nostre popolazioni che si rifiutano di sopportare questa sofferenza»

I sindaci che escono dalla cordata del NO alla centrale: Il  sindaco di Melito lo ha detto subito, dopo una serie interminabile di interventi contro l’impianto ha subito specificato: «Il mio intervento è in controtendenza.

Questa riunione sta sentendo solo una parte del territorio. La Provincia ha fatto benissimo a comportarsi come si sta comportando, però la partita vera si gioca fra lo Stato e la Regione.

Noi abbiamo solo un parere consultivo, se lo Stato italiano si è espresso positivamente con la Via,

adesso la partita spetta alla Regione.

Ma la Regione deve sentire tutto il territorio. E questa riunione non può sintetizzare il parere di tutto il territorio».

Al vociare dei presenti, Iaria continuava: «Vi ricordo che gli indicatori confermano quell’area come

la più povera e più permeata dalla criminalità organizzata.

Ma nessuno è disponibile a barattare qualcosa che può compromettere la tutela dell’ambiente.

La questione non è semplice da liquidare con un si o con un no.

I sindaci hanno una posizione marcata: non si baratta l’area con qualcosa che possa compromettere

la salute della collettività, ma si può trattare se si tratta di energia sostenibile.

Adesso fate decidere la gente – conclude Iaria – informata obiettivamente però, è il popolo che deve decidere cosa sarà del suo destino».

Se Iaria sembra, sia pur nebulosamente, invocare un referendum, il sindaco di Montebello, Antonio Guarna sembra andare oltre: «Allorquando la questione risulta compatibile a livello ambientale il problema diventa solo politico: come comuni o provincia ci siamo espressi negativamente ma la

mia preoccupazione nasce però dal fatto che si troviamo di fronte ad un territorio

industriale in fallimento.

Di un Ogr da 70ettari in un territorio abbandonato per 40 anni e adesso ci ritroviamo davanti a 600 assunzioni.

A questo punto da una parte la proposta brutta può diventare bella ed allettante.

Scusate ma a quel miliardo e 500milioni di euro c’è una alternativa seria?

Possiamo rimboccarci e parlare di progetti alternativi ma solo se ci sono.

Ma ricordo un vecchio proverbio delle mie parti che dice meglio morire con la pancia piena che con lo stomaco vuoto».

Agli unici due sindaci dissidenti dal coro unanime di “No” all’impianto hanno voluto rispondere altri due come il sindaco Sapone di San Lorenzo che ha ricordato che il suo mandato

elettorale è coinciso con l’impegno a dire no al Carbone e che così proseguirà

per il bene dei suo i cittadini e quello del sindaco di Bagaladi, Federico Curatola che ha ricordato al collega di Montebello: «Che siamo noi amministratori a dover costruire l’alternativa e non chinare la testa appena ci propongono un’idea che riempie le tasche ma fa male ai nostri cittadini. L’alternativa ce la dia la Regione Calabria che dalle nostre parti ha preso un sacco di voti».

E forse a mettere il dito nella piaga ci ha pensato il lucido intervento di Omar Minniti quando ha detto «ci sono tutta una serie di interrogativi che circolano da mesi, sottotraccia, a cui ancora nessuno ha risposto: è vero che alcuni amministratori pubblici, prima esplicitamente contrari al

carbone, sono proprietari di terreni su cui sorgeranno la centrale e le cosiddette opere compensative”?

E’vero che in questi mesi oscuri personaggi hanno avvicinato diversi esponenti politici, promettendo posti di lavoro in cambio di una posizione “più morbida” sulla centrale».

Poi un riferimento più squisitamente politico: «Ci sono partiti che dicono di essere a favore del carbone a Roma, che sono per il forse a Catanzaro e il no “intransigente” a Reggio Calabria. Parlo del Pdl, senza voler mettere in discussione la buona fede dei suoi esponenti che si sono schierati

contro la centrale. Ma che presto dovrà uscire allo scoperto»

Comunque sempre per Minniti si tratta di un problema trasversale agli schieramenti: «cavalli di troia” ci sono un po’ ovunque, disseminati nelle varie amministrazioni locali, anche in quelle che dicono ufficialmente di essere per il No».

Sandro Cannatà per l’Udc e nelle file dell’opposizione ha infine ribadito la contrarietà all’impianto ma chiedendo «fermezza sulle proposte alternative ed invocando l’ente a farsi portavoce di un concorso di idee sul sito». Poi, si è passati alla votazione della mozione che vede il no all’impianto e l’impegno della Provincia a reperire altre vie di sviluppo sostenibile ed il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità salutato con un applauso. Il popolo del no almeno nell’ente guidato da un’amministrazione di centrosinistra ha vinto ma la parola più importante, e determinante, sulla questione tocca adesso alla Regione.

 Caterina Tripodi

Tratto da “il Quotidiano della Calabria”

Una Risposta a “LA PROVINCIA CHIUDE LA PORTA AL CARBONE MENTRE QUALCHE SINDACO E’ DI ALTRO PARERE”

  1. 1
    information technology Scrive:

    Couldnt agree more with that, very attractive article

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