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I DIPENDENTI DELLA SIPI SONO STATI LICENZIATI

5 luglio 2009 Nessun Commento

Montebello Jonico – La Sipi saluta i suoi ultimi dipendenti. I sette rimasti a lavorare all’interno della struttura ora sono stati licenziati.

La notizia è ufficiale e non mancano malumori e malcontenti generali tra la popolazione, ancora una volta, illusa di poter intravedere sviluppo da azioni di impresa che avrebbero dovuto risollevare le sorti del territorio.

La Sipi acronimo di Saline Ioniche Progetto Integrato, società sorta nel 1997, aveva acquistato alcune aree della ex liquichimica.

Tanti progetti per il territorio ma di fatto poco o nulla si è realizzato. Si parlava di avviare una deindustrializzazione del luogo per costruire un nuovo modello di sviluppo. Mille idee in campo. Ma solo idee. Di concreto tanta ruggine e degrado tra le ferraglie lasciate immobili per circa 40 anni.

I cittadini si chiedono in quale verso è stata rilanciata quest’area che vanta un’odissea lunga quando gli anni trascorsi in attesa tra silenzi e promesse.

Un vero e proprio fallimento. Questo rappresenta oggi Montebello Jonico alla luce di questo epilogo capace di disilludere ogni aspettativa e ogni prospettiva di eventuale sviluppo.

Ora la gente si chiede cosa faranno questi operai e soprattutto le loro famiglie. Una vera e propria pagina grigia tinteggiata sullo sfondo di un’alta ciminiera capace di sintetizzare il fallimento di ogni aspettativa e l’assenza di una vera e propria posizione da parte di chi avrebbe dovuto lavorare per fare sviluppare questo sud.

Una ciminiera e i resti della ex liquichimica oggi guardati con disprezzo e rabbia da parte di tutti. A livello nazionale l’area di Saline rappresenta un vero e proprio deserto, coperto da denaro pubblico senza mai un ritorno per la collettività.

Questo determina maggiore ira tra i montebellesi, i quali si chiedono il perché di questo investimento, il perché di questo spreco, il perché di queste disfunzioni ed oggi il perché di questi licenziamenti.

Si chiude un pezzo di storia tra le cerniere arrugginite dal tempo mentre non si capisce bene dove punterà la società sorta nell’intento di risollevare l’economia locale.

Dal megaprogetto industriale della Liquichimica a progetti più ridimensionati ma mai attivati tutto è stato solo e soltanto una futile promessa.

Ecco cosa oggi cosa rimane: sette operai lasciati alla propria sorte dentro un Comune che non conosce il proprio futuro.

Tra amministrazioni locali e governi di centro destra e di centro sinistra che si sono alternati nulla è cambiato se non l’abnorme uso della parola “sviluppo del territorio” “recupero dell’area della ex liquichimica” ma solo per campagna elettorale.

I risultati del giorno dopo sono a tutti evidenti: niente nel niente e al di fuori di questo termine sette persone che non sanno più cosa fare.

Una storia che lascia nello sconcerto tutti e soprattutto chi si trova in prima persona dentro il problema. Eppure quell’area rappresentava il centro dello sviluppo, il centro delle promesse, dove tutto si sarebbe potuto realizzare. Posti di lavoro, occupazione, centri ora di questa ora di quell’attività.

Si parlava di mangimificio, di sistema della depurazione, di fabbriche per l’ottenimento di compost. Lì si doveva realizzare di tutto. Grandi progetti e tutti capaci di dare al territorio grandi opportunità. Tutto sulla carta o sulle parole di fatto niente.

Così, intanto il tempo è passato. Un anno, due, cinque, dieci e così via fino ad arrivare quasi a quaranta. Attesa e ancora attesa. Si potrebbe chiamare l’area degli ex sogni e non l’area della ex liquichimica poiché oggi non c’è spazio e tempo neppure per sognare. Tutto è diventato realtà.

Questa la drammatica e triste storia di Saline, di quell’area che avrebbe dovuto dare occupazione e sviluppo. Forse ancora questo evento serve per altre battaglie politiche e per convincere elettori a dare il voto ora a questo e ora a quel partito.

La gente di Montebello, però, ora è stanca. Chiede l’intervento dello Stato per dare dignità al territorio mentre invita i politici calabresi a scendere in campo per definire una storia durata ormai 40 anni.

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

la foto è tratta dal blog di Federico Curatola
federicocuratola.blogspot.com

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