L’ARTE DI VALERIA CHINDEMI
25 aprile 2008
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Quando l’artista vive l’arte, l’esternazione della stessa è vicina all’intimo sentire di chi osserva, toccando aspetti psicologici ed emotivi fino al punto di emozionare e di modificare la semplice osservazione in una vera e propria ammirazione e penetrazione non solo dei soggetti ma di quanto in essi viene rappresentato sotto forma di vissuto.
Chi riesce a trasferire mediante le forme ed i colori non solo il soggetto ma quanto vive all’interno dello stesso è veramente artista.
È il caso di Valeria Chindemi, giovane artista reggina, che ha concluso da poco la scuola di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio discutendo una tesi da 110 e lode su Pietro Annigoni.
La sua bravura non si misura certamente in centesimi ma in capacità di restituire sulla tela il senso del vero e l’emozione del personaggio.
Non quindi semplici e sterile rappresentazioni che lasciano spazio alla bellezza del soggetto ma opere che contengono un duplice aspetto: da un lato la straordinaria capacità fotografica di collocare il soggetto in uno spazio definito e dall’altra la capacità di far uscire il personaggio dalla tela o di far entrare nella stessa l’osservatore.
Artista, soggetto e osservatore, nell’arte della Chindemi si incontrano sullo stesso spaccato di vita, sulla stessa trama e sullo stesso scenario.
Un mondo, quello dell’artista ricco di colori e profondo nelle forma ma anche profondamente risonante e carico di emozione soprattutto quando le rappresentazioni sintetizzano la vita di un bambino o la storia di un uomo o di una donna.
Gli abiti al vento che lanciano un grido di libertà, sono sicuramente il modo migliore per denunciare lo stato di particolare degrado di alcune società così come gli occhi di un bambino incantati in uno scenario di luci e di ombre tali da bilanciare il contrasto del suo vivere.
Per queste caratteristiche la pittura della giovane artista di soli 23 anni si può definire carica di esperienza e di significato perché si spinge oltre la semplice restituzione dell’immagine.
Le sorti del futuro sembrano ancorate ad una pennellata, ad uno sguardo, ad un’azione del soggetto o alla stessa complessità che si ricava nell’intera espressione di chi viene riprodotto sulla tela.
I visi scoloriti dal tempo, gli abiti penduli, i colori tenui stanno ad identificare uno stato preciso del sociale.
Una società che si aggrappa a tutto e persino a ciò che è instabile così come una donna ritratta in un momento della sua vita, appoggiata ad un bastone, poco stabile, mentre gli abiti appoggiati sanno di precarietà, di caduta e di poca fermezza persino sul suo stesso corpo.
Elementi appoggiati che non vestono mentre vestono e che, pur non esprimendo sicurezza, manifestano uno straordinario movimento intorno al soggetto aggrappato ad un misero bastone.
Soggetti che manifestano lo stato sociale e soggetti che vivono il mondo presente. Questi i personaggi della pittura di Valeria Chindemi che vestono gli abiti di questo tempo e di quello passato mentre vengono proiettati nel futuro bisognoso e necessitante di sicurezza e di punti veri di riferimento.
Immagini graffianti che concentrano l’essenza dell’opera dentro l’espressione del soggetto stesso.
L’artista, infatti, non dedica spazio ad altro se non al personaggio che riceve dalla stessa tutta l’attenzione. Lo spazio limitato è spazio senza confini per chi riesce a rappresentare e a cogliere nel poco il senso del molto; e mentre le espressioni parlano c’è sempre tempo per trasferire all’osservatore una nota in più del sentimento umano.
Chi riesce a trasferire mediante le forme ed i colori non solo il soggetto ma quanto vive all’interno dello stesso è veramente artista.
È il caso di Valeria Chindemi, giovane artista reggina, che ha concluso da poco la scuola di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio discutendo una tesi da 110 e lode su Pietro Annigoni.
La sua bravura non si misura certamente in centesimi ma in capacità di restituire sulla tela il senso del vero e l’emozione del personaggio.
Non quindi semplici e sterile rappresentazioni che lasciano spazio alla bellezza del soggetto ma opere che contengono un duplice aspetto: da un lato la straordinaria capacità fotografica di collocare il soggetto in uno spazio definito e dall’altra la capacità di far uscire il personaggio dalla tela o di far entrare nella stessa l’osservatore.
Artista, soggetto e osservatore, nell’arte della Chindemi si incontrano sullo stesso spaccato di vita, sulla stessa trama e sullo stesso scenario.
Un mondo, quello dell’artista ricco di colori e profondo nelle forma ma anche profondamente risonante e carico di emozione soprattutto quando le rappresentazioni sintetizzano la vita di un bambino o la storia di un uomo o di una donna.
Gli abiti al vento che lanciano un grido di libertà, sono sicuramente il modo migliore per denunciare lo stato di particolare degrado di alcune società così come gli occhi di un bambino incantati in uno scenario di luci e di ombre tali da bilanciare il contrasto del suo vivere.
Per queste caratteristiche la pittura della giovane artista di soli 23 anni si può definire carica di esperienza e di significato perché si spinge oltre la semplice restituzione dell’immagine.
Le sorti del futuro sembrano ancorate ad una pennellata, ad uno sguardo, ad un’azione del soggetto o alla stessa complessità che si ricava nell’intera espressione di chi viene riprodotto sulla tela.
I visi scoloriti dal tempo, gli abiti penduli, i colori tenui stanno ad identificare uno stato preciso del sociale.
Una società che si aggrappa a tutto e persino a ciò che è instabile così come una donna ritratta in un momento della sua vita, appoggiata ad un bastone, poco stabile, mentre gli abiti appoggiati sanno di precarietà, di caduta e di poca fermezza persino sul suo stesso corpo.
Elementi appoggiati che non vestono mentre vestono e che, pur non esprimendo sicurezza, manifestano uno straordinario movimento intorno al soggetto aggrappato ad un misero bastone.
Soggetti che manifestano lo stato sociale e soggetti che vivono il mondo presente. Questi i personaggi della pittura di Valeria Chindemi che vestono gli abiti di questo tempo e di quello passato mentre vengono proiettati nel futuro bisognoso e necessitante di sicurezza e di punti veri di riferimento.
Immagini graffianti che concentrano l’essenza dell’opera dentro l’espressione del soggetto stesso.
L’artista, infatti, non dedica spazio ad altro se non al personaggio che riceve dalla stessa tutta l’attenzione. Lo spazio limitato è spazio senza confini per chi riesce a rappresentare e a cogliere nel poco il senso del molto; e mentre le espressioni parlano c’è sempre tempo per trasferire all’osservatore una nota in più del sentimento umano.
Vincenzo Malacrinò