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FUNGHI: RICCO PATRIMONIO DA RISPETTARE

21 settembre 2002 Nessun Commento

Usare cesti per la raccolta e non buste di plastica

I funghi rappresentano un vero e proprio patrimonio naturale essendo elementi base nei rapporti ecologici all’interno di un contesto così vario come appunto è il bosco o i prati, luoghi ideali dove possono maggiormente essere presenti. La “salute” del bosco viene regolata anche dall’attività di questi importanti micro e macro organismi poiché elementi capaci di attaccare, decomporre e trasformare la sostanza organica. I funghi non sono solo da intendersi quelli che comunemente vengono serviti alla tavola, in quel caso si parla appunto di macroorganismi, ma ve ne sono altri molto più piccoli e poco noti che contribuiscono energicamente nei processi di degradazione delle sostanze, trattasi di microrganismi. I nostri monti calabresi, i prati ed ogni angolo di terra, dove i valori dell’umidità e della temperatura raggiungono valori ottimali per la germinazione delle spore, sono ottimi substrati consentendo così alti tassi di proliferazione come appunto sta avvenendo in questo periodo. Le piogge di quest’inizio autunno e le temperature tipiche associate al buon grado di umidità stanno favorendo in tutto il territorio reggino ottima germinazione delle spore e quindi ottimi raccolti, anche se, va ricordato che i funghi non sempre si raccolgono dopo una giornata di pioggia come spesso buona parte pensa. E’ soprattutto la combinazione di più fattori che determina la germinazione non sicuramente l’ottima presenza di uno solo. Ma come di nasce un fungo? Questa la domanda che tutti ci poniamo di fronte alla visione di un carpoforo, ossia fungo. Bene il fungo deriva dalla germinazione delle spore che in termini semplici è il corpo riproduttivo dello stesso. Si trovano nella parte inferiore al così detto “cappello” e vengono rilasciate nell’ambiente a maturità avvenuta. Ecco quindi l’importanza di utilizzare cesti e non buste di plastica durante la fase di raccolta proprio per favorire la disseminazione delle spore e quindi la germinazione e l’emersione carpofori. Il ciclo di riproduzione può essere riassunto schematicamente attraverso una sintesi grafica:

nel grafico è evidente il carpoforo di una amanita caesarea, nella zona sottostante il cappello sono alloggiate innumerevoli corpi riproduttivi che prendono il nome di spore. In realtà queste ultime non sono visibili ad occhio nudo perché piccolissime cellule in grado di germinare e perciò simili a semi, le quali, una volta giunte a giusta maturazione, abbandonano il carpoforo che le ha generate ed ospitate, per intraprendere il lungo cammino della riproduzione. Osservando ed analizzando il comportamento di ogni singola spora si evince che una volta giunta a dimora (terreno o altro substrato idoneo) germina, produce un filamento composto da cellule filiformi dette ife, che prende il nome di micelio primario. Questi in realtà è la vera pianta-fungo, ma a questo stadio è incapace di fruttificare. Affinché il micelio possa acquisire la capacità di produrre frutti, occorre che si verifichi un nuovo evento: bisogna che si formi un micelio secondario, ovvero l’unione di due miceli primari originati da spore con carica sessuale opposta. Nel disegno si osserva un micelio primario originato da una spora di carica +, che si incontra e si unisce ad un altro micelio primario originato da una spora di carica -. I due costituiscono una pianta fertile, ovvero il micelio secondario che prende il nome semplicemente di micelio. Questo si diramerà estendendosi fino a ricoprire alcune decine di metri quadrati e, quando se ne presenteranno le condizioni favorevoli, potrà fruttificare producendo nuovi carpofori.Da quanto rapidamente esposto emergono alcuni elementi piuttosto significativi; si comprende anzitutto che quello che impropriamente chiamiamo solitamente fungo, altro non è che il frutto (al pari di una mela o di una pera). La motivazione per la quale un fungo produce così tante spore è legata alla successiva formazione dei miceli che, visto il processo di “incontro” fra ” fra elemento maschile e femminile, diviene rara. Tra l’altro, bisogna tener presente che la fruttificazione (la comparsa di nuovi carpofori) è condizionata da tante concause (ancor oggi in gran parte da scoprire) e spesso il micelio, pur vegetando per decine d’anni, può “rifiutarsi” di fruttificare per stagioni e stagioni.Può sembrare incredibile ma i funghi sono stati creati per “mangiare” e non per essere mangiati! Infatti nel periodo di persistenza nel terreno esercitano azioni di trasformazioni utilizzando la sostanza organica per il loro nutrimento e provocando così, trasformazioni biologiche di elevato valore. I funghi, infatti, per vivere, hanno bisogno di nutrirsi a spese di altri organismi vegetali o animali, viventi o no. Sono principalmente tre i sistemi nutrizionali cui sono dediti i macromiceti e, in funzione di questi, vengono generalmente distinti in tre gruppi:saprofiti, parassiti e simbionti. Quindi i funghi non sono tutti uguali come potrebbe apparentemente sembrare, vivono in modo diverso ed anche il loro modo di vegetare è singolare. Le loro attività fisiologiche entrano in combinazione con l’ambiente circostante determinando reazioni diverse in funzione ala loro natura ed al loro ciclo vegeto- alimentare.
I saprofiti, infatti, si nutrono di sostanze organiche, animali o vegetali, non viventi. Tali funghi, assieme ai batteri e ad altri microorganismi, provvedono alla importantissima funzione di degradazione delle sostanze organiche, affinché tutte le spoglie del “mondo vivente” vengano restituite a quello inorganico sotto forma di acqua, anidride carbonica e sali minerali che assicurano il ripetersi dei ciclo biologico. L’humus del terreno, costituito appunto di detriti vegetali in tutti gli stadi di decomposizione, rappresenta la fonte di nutrizione di un grandissimo numero di funghi saprofiti tanto macroscopici che microscopici.
Tra i primi possiamo ricordare Agaricus campestris, Lepista nuda, numerosi Coprinus, Panaeolus, Psathyrella, Agrocybe, Macrolepiota, Lepiota, Entoloma, etc.I funghi parassiti, sono funghi che si nutrono a spese di sostanze animali o vegetali viventi. Gran parte dei parassiti è costituita da microfunghi che possono rappresentare un serio pericolo per le piante, gli animali e l’uomo stesso, essendo la causa di gravi malattie che possono condurre alla morte dell’ospite. La peronospora, l’oidio la ruggine del frumento, il mal secco delle patate, etc., sono causate dai funghi cosiddetti “inferiori”. Tuttavia, i funghi parassiti sono regolatori del bosco poiché, di norma, attaccano solo le piante più gracili o ammalate migliorando, di fatto, la condizione delle altre essenze presenti che, liberate da altri contendenti, fruiscono meglio delle risorse a loro disposizione.
I simbionti sono quelli che conducono vita di mutualismo con altri organismi viventi, dove il micelio entra in simbiosi con le radichette terminali di alberi superiori, arbusti o erbe, stabilendo con esse uno scambio continuo di sostanze nutritive. Il fenomeno, detto micorriza, si realizza per semplice contatto (micorriza ectotrofica, tipica dei basidiomiceti e di taluni ascomiceti). La combinazione è vantaggiosa sia per il fungo che per la pianta poiché quest’ultima si serve dei micelio per estendere notevolmente la superficie da cui trarre sostanze nutritive (inorganiche) che assumerà utilizzando proprio le ife miceliari quali “tubicini di prolunga” delle proprie radici; ma vantaggiosa anche per il fungo (si intenda micelio) che riceverà indietro dalla pianta gli eccessi di alimentazione ormai fotosintetizzati (sostanze organiche), coi quali potrà esso stesso nutrirsi. E’ stato dimostrato che alberi micorizzati crescono assai più rigogliosi. Per tale motivo la comparsa di carpofori di funghi simbionti in un bosco ancor giovane prelude a un sano ed equilibrato sviluppo del medesimo. I particolari e delicati rapporti tra fungo e pianta che si stabiliscono con la micorriza, spiegano anche perché è riuscita fin ora vana la coltivazione di funghi molto apprezzati come l’Ovolo buono e i Porcini, al di fuori del loro ambiente naturale. Sono funghi simbionti i Boletus, compresi quelli dei gruppo dell’edulis, le Amanita, i Catitharellus, i Cortinarius, gli Hygrophorus, i Tricholoma, le Russula, i Lactarius, etc.
Nelle nostre montagne germinano funghi appartenenti a diverse famiglie, ovviamente l’attenzione e la competenza di chi si dedica alla raccolta deve essere acuita perché un “errore” potrebbe portare gravi intossicazioni o addirittura a fenomeni molto più gravi. Di seguito verranno elencati alcuni funghi commestibili. Ovviamente i porcini sono quelli più ambiti da tutti, ma non sono sicuramente da scartare i famosi “funghi di pino” così volgarmente chiamati che stando ai raccolti attuali, stanno dando ottimi risultati. Non di meno quelli di pioppo che presentano caratteristiche degustative di notevole pregio.
questo è appunto il classico “fungo da pioppo” o tecnicamente “aigeros” dal greco pioppo, chiamato agrocybe aegerita. Presenta un cappello di 2-10 cm., da emisferico a converso, piano; colore bruno fulvo da giovane, per schiarirsi alla maturazione. Le lamelle risultano essere fitte, annesse al gambo tramite un dentino, da biancastre a bruno tabacco. Il gambo 3-10 cm. x 0,5-1,5 cm., cilindrico leggermente affusolato alla base colore bianco brunastro; con anello ampio e membranoso. La parte commestibile bianca, tenera quella del cappello, piuttosto tenace nel gambo; odore e sapore gradevoli. Cresce dalla primavera all’autunno, preferibilmente su vecchi tronchi di pioppo o altre latifoglie.

amanita caesarea dal latino “caesareus” significa dei Cesari, il fungo dei re, consumato sin dai tempi più lontani molto prelibato e raro. Il cappello misura 4-20 cm., discretamente carnoso, inizialmente emisferico poi ovoidale, pianeggiante a maturità;margine nettamente striato, color rosso-arancione intenso. Le lamelle sono giallo carico, libere, fitte, con presenza di lamelle tronche. Il gambo misura 8-15 cm. x 2-3 cm., giallo, subcilindrico, non bulboso, ricoperto da lanuggine; anello : membranoso, ampio, cascante, striato, concolore al gambo; volva : bianca, ampia e spessa. Questo tipo di fungo ama boschi puliti e luminosi di latifoglie, sotto castani e querce;presente in estate-autunno.

boletus pinophilus è il tipico porcino. Dal latino “pinus” = pino che vive in zone con una vegetazione fatta da pini. Il cappello presenta delle dimensioni che vanno da 4-25 cm. rosso cuoio, spesso irregolare con cuticola piuttosto rugosa. Il gambo 7-15 cm. x 6-9 cm.; robusto, piuttosto bulboso alla base, di colore bruno rossastro, decorato da un bel reticolo rosso, molto evidente,. L’habitat preferito è costituito da boschi di aghifoglie e latifoglie; presente in estate-autunno

boletus reticulatus; dal latino “reticulum” = rete, per le screpolature che presenta sul cappello. Quest’ultimo ha dimensioni variabili 4-15 cm., convesso, quasi appianato, dal colore nocciola brunastro, si screpola facilmente a causa del vento stagionale. Il gambo 8-15 cm. x 2-5 cm. Robusto, di forma cilindrica, ingrossato alla base. Biancastro, ricoperto completamente da un reticolo bianco bruno. L’habitat preferito è costituito da boschi di latifoglie in primavera-autunno.

macrolepiota procera; dal latino “procerus” = alto slanciato, per l’aspetto. Il cappello presenta dimensioni 3-25 cm., inizialmente campanulato, poi appianato, con umbone centrale, ricoperto da grosse squame brunastre sul fondo bianco. Il gambo dimensioni 20-40 cm. x 1-3 cm. Si presenta lungo nel fungo ancora chiuso, con un grosso bulbo alla base; porta un vistoso anello scorrevole sul gambo, ricoperto da numerose squame brune. L’habitat preferito è costituito da prati, radure, boschi di aghifoglie e latifoglie.

Vincenzo Malacrinò

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