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IL TEMPO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

15 marzo 2020 Nessun Commento

“Che giorno è oggi?”

La percezione del tempo in un mondo in cui la pandemia ha fermato l’orologio

È difficile racchiudere qualcosa di incredibilmente complesso in una definizione semplice ed esaustiva, soprattutto se si tratta di qualcosa di misterioso, intangibile; perché il tempo è legato allo spazio ed in senso assoluto non esiste. Viviamo tutti i giorni, però, nell’ombra del tempo ed è proprio lui, ineffabile ed oscuro, ad essere la ragione della nostra esistenza. Esistiamo grazie a qualcosa di inesistente, tenuti in piedi da una serie di eventi apparentemente sconnessi che diventano un tutt’uno nel momento in cui la memoria, con egregia maestria, li cuce insieme permettendo al passato di legarsi al presente e lasciando spazio all’incognita del futuro. Siamo attimi, istanti, momenti impressi nella memoria, elaborati dalla coscienza, quella coscienza che non misura il tempo ma lo percepisce dal punto di vista qualitativo, applicando il filtro dell’emotività. Non pensiamo mai allo scorrere del tempo eppure quest’ultimo, adesso, in seguito alla pandemia di Covid-19, è tutt’altro che scontato. La diffusione del Coronavirus ed il conseguente lockdown è da considerarsi un evento quanto stressante quanto raro ed inaspettato per cui i ricercatori non sanno ancora precisamente il motivo per il quale la pandemia ha distorto la percezione temporale di molte persone però alcuni studi sulle emozioni possono essere ugualmente utili al riguardo. La maggior parte degli esperimenti sulla relazione tra emozioni e senso del tempo sono stati svolti in intervalli brevi, quindi sono state analizzate emozioni forti della durata di pochi minuti o secondi. Tali studi mostrano che esperienze temibili o stressanti tendono comunque ad innescare reazioni emotive più durature. Ad esempio in un esperimento in laboratorio sono state mostrate al computer ad un gruppo di volontari alcune foto di visi dall’espressione neutra ed alcune foto di visi dall’espressione minacciosa; la maggior parte dei soggetti ha affermato di aver visto i volti minacciosi per più secondi rispetto ai volti neutri, in realtà entrambe le tipologie di foto sono apparse sullo schermo per uguali periodi di tempo. I ricercatori, esaminando l’attività celebrale dei soggetti sottoposti all’esperimento, hanno rilevato che prestiamo maggiore attenzione agli stimoli considerati minacciosi rispetto a quelli neutri per questo ci sembra di essere stati esposti a qualcosa di allarmante o negativo per più tempo. La preoccupazione per il Coronavirus potrebbe attivare reazioni simili nel nostro cervello, impieghiamo molte delle nostre risorse, mnesiche ed attentive, per elaborare le informazioni relative all’evento e ciò amplifica la sensazione che quest’ultimo duri più a lungo.

Altre teorie, invece, sostengono che i periodi di stress ed ansia accelerino il nostro ritmo biologico facendoci perdere la contezza del tempo che passa; altre ancora evidenziano il ruolo del contenuto dei pensieri, sostenendo che focalizzarsi sempre sul medesimo problema o argomento (come ad esempio la pandemia) faccia sembrare lo scorrere del tempo più lento.

Per interrompere questo ciclo può essere utile trovare qualcosa di piacevole ed impegnativo da fare; ad esempio chiamare i propri cari o fare delle passeggiate può essere un ottimo modo per reindirizzare la mente a qualcos’altro. Il modo in cui percepiamo il tempo, infatti, dipende da dove focalizziamo la nostra attenzione, se siamo molto focalizzati su qualcosa il tempo passa più lentamente ma se la nostra attenzione viene catturata da qualcos’altro il tempo può volare perché siamo meno concentrati sul suo scorrere. Anche riprendere le proprie attività ed i propri ritmi è d’aiuto, tornare alla “vecchia” regolarità ci permetterà di smettere di separare la nostra vita in “pre-Covid” e “post-Covid” e di percepire il tempo con più leggerezza.

Rimangono, comunque, molte questioni aperte riguardo il senso del tempo e la pandemia di Coronavirus, questioni su cui la scienza sta provando ad indagare al fine di fornire alle persone che stanno affrontando un periodo difficile un aiuto più efficace e mirato.

Luana Francesca Laganà

 

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