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RESTI UMANI NELLE CASSETTE DA FRUTTA. MALACRINO’ SCRIVE AL SINDACO

14 ottobre 2015 Nessun Commento

Montebello Jonico – Continua l’appello del presidente dell’Associazione Culturale “Nicolaos Arghiropoulos” Vincenzo Malacrinò perché venga posta la parola “lieto fine” ai resti umani posizionati dentro le cassette da frutta.

Rivolgendosi al sindaco Ugo Suraci, attraverso una lettera, Malacrinò evidenzia amarezza per le istanze inoltrate in passato rimaste confinate nei cassetti, come se non si trattasse di essere umani. E’ bene precisare che Suraci è sindaco da pochi mesi.

“Le spoglie di un uomo ,afferma il Presidente di “Arghiropoulos”, non possono riposare dentro una cassetta da frutta rivestita con la carta dei sacchi di cemento. È un atto di disprezzo verso la vita che ferisce la sensibilità dell’uomo. È un atto di denigrazione verso i valori appartenuti ed appartenenti all’uomo. È una mancanza di rispetto verso la vita e verso chi è stato un uomo, una donna o un bambino che, attraverso la propria esistenza ha contribuito alla costruzione del nostro presente”.

Di fatto nella camera tombale della Chiesa di S. Maria delle Grazie, del XV secolo, in Montebello Jonico, dentro la camera tombale con volte a botte per cadaveri a sedere, sono presenti ormai da anni le ossa dei defunti del tempo dentro misere cassette di legno utilizzate per la frutta che mal si accosterebbero persino a contenere ossa di animali. Mai nessuno ha degnato di una idonea collocazione, all’interno dello stesso cimitero sotterraneo, le spoglie mortali della gente di Montebello Jonico.

Diversi gli articoli di giornali apparsi nel tempo ma nessuno ha mai preso una posizione. E proprio lì, scrive il Presidente “sono presenti resti umani, nello specifico ossa, appartenenti a uomini e donne, abitanti di questo Comune”.

Eppure accade nel 2015 sotto gli occhi di tutti, mentre tutti sanno e tutti vengono messi al corrente.

“Loro, nostri progenitori, continua Malacrinò, si trovano irriverentemente collocati dentro cassette di legno, foderati con la carta dei sacchi del cemento e come se non bastasse esposti agli agenti atmosferici, ai cani, alle volpi e ad altri animali”.

Tra l’altro, cosa molto grave, scrive il Presidente di Arghiropoulos “persone del posto mi informano che nel passato erano presenti molti più resti mentre, oggi, sono contenute soltanto in due misere cassette”.

Ed ancora allarmato “se tale affermazione dovesse essere vera allora bisognerebbe chiedersi che fine hanno fatto gli altri resti e se veramente sia ammissibile che le spoglie di un uomo possano vagare chissà dove nel non rispetto totale verso la vita che continua anche dopo la morte”.

A Suraci, a pochi mesi del suo insediamento, Malacrinò chiede un intervento definitivo per questo annoso problema che “trova il suo elemento fondante nella dignità umana che non finisce e non deve finire dopo l’ultimo respiro”.

Tra l’altro al Comune viene “ceduto” il progetto che l’associazione ha ideato per la riqualificazione del sito e per la posa in opera di una cassetta in vetro dentro la camera tombale atta ad accogliere degnamente i resti umani.

Nello specifico Malacrinò nell’idea progettuale propone che i resti umani vadano collocati dentro un’urna di vetro antiscasso munita di velluto all’interno, dotata di perno e foro alla base perché possa essere ancorata in modo definitivo nel pavimento della camera tombale ed ancora viene sempre invitato il Comune a provvedere al ripristino della piccola stradina per poter accedere  alla camera tombale del XV secolo la cui parete andrebbe consolidata onde evitare che il tempo cancelli i segni dell’antico passato.

“Ciò, precisa Malacrinò, permetterebbe ai cittadini di Montebello Jonico di poter visitare anche quei defunti al pari di come normalmente si conviene poiché essi sono nostri progenitori, parte integrante della storia antica del nostro Comune, ancora oggi, parzialmente sconosciuta”.

Una insegna, viene specificato,  potrebbe dare l’indicazione di questa antica Chiesa del XV secolo, un tempo aggregata alla Protopapale, situata in “extra moenia”, così come riferisce il catasto onciario e così come riportato nel libro “Grecità di Montebello Jonico” dello storico Luigi Sclapari.

Poi un inciso riferito all’identità di chi oggi è sconosciuto: “chissà quante e quali strade hanno costruito e quanti mattoni hanno lavorato con le proprie mani, quanta calce e sabbia trasportata sulle spalle e quanti, quanti sacrifici da raccontare.

Il perdurare di questo stato non giustifica nessuno. Tutti, secondo il nostro ruolo, siamo responsabili”.  Questa la precisazione di Vincenzo Malacrinò mentre specifica: “è vero, sono anonimi e proprio per questo dovrebbe scattare in ognuno lo slancio verso il bene altrui poiché in quel nome non scritto è presente il nome di tutti i montebellesi passati”.

Il sindaco Suraci ha risposto a Malacrinò con una lettera affermando che  accoglie con sincero apprezzamento la comunicazione pervenuta aggiungendo che condivide “tutte le considerazioni che lei fa sulla trascuratezza e la disattenzione verso le testimonianze del passato, a maggior ragione quando essi riguardano l’uomo e non le sue opere”:

Poi aggiunge che l’Amministrazione “sposa” il progetto dell’Associazione “anche se i tempi possono non essere rapidi”, così come auspicato dal presidente Malacrinò il quale si augura che almeno per il 2 novembre i resti possano essere contenuti dentro una degna teca.

pubblicato su “il Quotidiano del Sud”

 

ecco la lettera

Al sig. Sindaco del Comune di Montebello Jonico

Ugo Suraci

 

 

 

Oggetto: resti umani nelle cassette da frutta presso i ruderi della Chiesa di S. Maria delle Grazie

 

 

Gentilissimo Sig. Sindaco,

 

come lei sa, in Montebello Jonico, tra le tante Chiese è presente anche quella dedicata a S. Maria delle Grazie del XV secolo, sita nella via omonima, di cui ormai sono rimasti i ruderi.

Proprio in quella Chiesa, così come in tutte quelle del tempo, erano presenti le camere tombali atte ad accogliere i defunti.

Nello specifico, in quella dedicata a S. Maria delle Grazie, le camere sono con volte a botte per cadaveri a sedere.

Di esse oggi rimane solo una parte al cui interno sono presenti resti umani, nello specifico ossa, appartenenti a uomini e donne, abitanti di questo Comune.

Loro, nostri progenitori, si trovano ora irriverentemente collocati dentro cassette della frutta, foderati con la carta dei sacchi del cemento e come se non bastasse esposti agli agenti atmosferici, ai cani, alle volpi e ad altri animali.

Persone del posto mi informano, infatti, che nel passato erano presenti molti più resti mentre, oggi, sono contenute soltanto in due misere cassette.

Se tale affermazione dovesse essere vera allora bisognerebbe chiedersi che fine hanno fatto gli altri resti e se veramente sia ammissibile che le spoglie di un uomo possano vagare chissà dove nel non rispetto totale verso la vita che continua anche dopo la morte.

Già nel passato attraverso articoli di giornali ho cercato di sollecitare e di sensibilizzare gli amministratori sul tema perché venisse data giusta e rispettosa collocazione a quei resti umani ma nessuno si è interessato di questo importante tema che trova il suo elemento fondante nella dignità umana che non finisce e non deve finire dopo l’ultimo respiro.

Le spoglie di un uomo non possono riposare dentro una cassetta da frutta rivestita con la carta dei sacchi di cemento. È un atto di disprezzo verso la vita che ferisce la sensibilità dell’uomo. È un atto di denigrazione verso i valori appartenuti ed appartenenti all’uomo. È una mancanza di rispetto verso la vita e verso chi è stato un uomo, una donna o un bambino che, attraverso la propria esistenza ha contribuito alla costruzione del nostro presente.

Chissà quanto sudore dalla loro fronte, quante lacrime, quanti sogni e sospiri, quanta fame, quanta tradizione e cultura al di fuori di quelle, oggi, inanimate ossa.

Chissà quante e quali strade hanno costruito e quanti mattoni hanno lavorato con le proprie mani, quanta calce e sabbia trasportata sulle spalle e quanti, quanti sacrifici da raccontare.

Il perdurare di questo stato non giustifica nessuno.  Tutti, secondo il nostro ruolo, siamo responsabili.

È vero sono anonimi e proprio per questo dovrebbe scattare in ognuno lo slancio verso il bene altrui poiché in quel nome non scritto è presente il nome di tutti i montebellesi passati.

Certo della sua cortese attenzione le sottopongo la problematica ed al contempo le chiedo di “adottare”, se ritiene opportuno, il progetto dell’Associazione Culturale “Nicolaos Arghiropoulos” che rappresento perché questo possa diventare, in tempo rapidi però, il progetto del Comune di Montebello Jonico.

Nello specifico avevamo l’idea progettuale si può riassumere in due punti:

 

-       I resti umani andrebbero collocati dentro un’urna di vetro antiscasso munita di velluto all’interno, dotata di perno e foro alla base perché possa essere ancorata in modo definitivo nel pavimento della camera tombale;

-       Andrebbe ripristinata la piccola stradina per potervi accedere e consolidati i resti dell’antico manufatto;

 

Ciò permetterebbe ai cittadini di Montebello Jonico di poter visitare anche quei defunti al pari di come normalmente si conviene poiché essi sono nostri progenitori, parte integrante della storia antica del nostro Comune in parte, ancora oggi, sconosciuta.

Una insegna potrebbe dare l’indicazione di questa antica Chiesa del XV secolo, un tempo aggregata alla Protopapale, situata in “extra moenia”[1], così come riferisce il catasto onciario.

 

Montebello Jonico 31 agosto 2015

Il Presidente

Prof. Vincenzo Malacrinò


[1] Luigi Sclapari, Grecità di Montebello Jonico, Arti Grafiche Edizioni, Ardore Marina 2009, p.63

 

 

Segue la risposta del Sindaco

 

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