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REPOWER DICE “NO” AL CARBONE

23 aprile 2014 Nessun Commento

Stavolta è la Repower a dire “no al carbone” perché “non si intravede più alcuna possibilità di trarre guadagno dal terreno acquistato per la centrale a carbone e quindi si è proceduto a una svalutazione del fondo che sta in relazione al Progetto Saline Joniche”
Questa l’inattesa affermazione di della società italo-elvetica circa il progetto “centrale a carbone”, scandita nel “rapporto di gestione 2013” ed evidenziata in un comunicato stampa del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica “no carbone”.

La società con maggiore capitale, che sosteneva il progetto ora intende lascare il progetto entro il 2015.

Tra l’altro il report, sottolineano i “no carbone”, prosegue con un’amara considerazione da parte della Repower che “fa i conti con le conseguenze del suo investimento sbagliato”.

Di fatto è la stessa società italo-elvetica ad affermare, che “il portafoglio progetti, svalutato per un ammontare di 21 milioni di franchi, subisce l’influsso delle voci seguenti: svalutazione di un terreno in relazione al Progetto Saline Joniche (13,3 milioni di franchi)”.

Inoltre, si legge, “importanti motivi che hanno contribuito a questa decisione, (lasciare il progetto centrale ndr), sono stati le incertezze sul piano politico, il quadro normativo generalmente poco chiaro e la rapida evoluzione dei mercati”.

La centrale a carbone di Montebello Jonico, commenta il Coordinamento delle Associazioni Area Grecanica “è un pessimo affare; lo sa bene la Repower, socia di maggioranza della SEI S.p.A.”

Tra l’altro, aggiungono i “no carbone”, mentre i comitati del “si” “fanno i salti mortali per cercare di far passare il progetto della centrale a carbone come un affare da non perdere, la Repower li spiazza e taglia loro le gambe annullando ogni possibilità di argomentazione favorevole al progetto”.

Come se non bastasse, commentano, “mentre i comitati favorevoli al Progetto SEI si lanciano in improbabili e iperboliche dichiarazioni di sostegno all’assurdo progetto della centrale a carbone di Saline Joniche, la società italo-elvetica ci mette sopra una pietra tombale con una dichiarazione lapidaria”. Di fatto si legge che “Attualmente la determinazione del fair value (il prezzo da ottenere nell’ambito di una transazione ndr) è soggetta a incertezza. A causa del contesto di mercato che desta insicurezza e della prospettiva di prezzi dell’energia bassi anche per il futuro, osservatori esterni valuterebbero come bassa la possibilità che il progetto venga realizzato e questo verrebbe considerato nella determinazione di un prezzo d’acquisto, con la conseguenza che non attribuirebbero alcun valore materiale al progetto”.

Il progetto, dunque, non avrebbe valore materiale e ad affermarlo stavolta è la stessa società che ad avviso dei “no carbone” fa quindi “mea culpa sulla strategia sbagliata che l’ha portata a perdite ingenti ed evidenzia come persino coloro che l’hanno ideato oggi considerano il progetto privo di alcun valore”.

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

 

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