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CONCORSO DI PITTURA ESPERPORANEA

18 agosto 2002 Nessun Commento
Il paese rivive, maggioranza ed opposizione uniti per premiare.
Il richiamo all’emigrazione

Montebello Jonico – si è nei giorni scorsi concluso a Montebello, paese storico e molto antico, fortezza degli Angioini e degli Abenavoli del Franco uno dei quali partecipante alla disfida di Barletta, il 3° concorso di pittura estemporanea che ha visto partecipare numerosi artisti provenienti dalla provincia con lo scopo di rappresentare tratti di un paese ricco di storia e di cultura: Montebello Jonico.
Scopo del concorso è stato quello di far emergere “il momento”, “l’attimo” quello che passa e non torna più.
Compito degli artisti è stato quello di immortalare espressioni paesaggistiche, assi portanti della cultura, pilastri di storia in un piano di tela o di altro materiale che, se pur limitato, è stato capace di rappresentare una grande realtà.
Vincono i primi premi per la sezione di Montebello, Masella, Fossato e Saline gli artisti……… mentre i secondi sono rispettivamente ……… ed i terzi invece……….
Una grande soddisfazione per i premiati ed i cittadini i quali hanno dato la possibilità di vedere opposizione e maggioranza uniti per premiare i vincitori.
Se i toni in consiglio comunale, infatti sono alti e decisi, in quell’occasione si mostravano amichevoli e pacati, e mentre da un lato premiava Ugo Suraci, capo dell’opposizione, dall’altro vi era l’assessore alla lavori pubblici, Nino Minniti ma non erano questi gli unici politici presenti.
Infatti altro premio è stato consegnato dall’onorevole Pasquale tripodi ed ancora un altro da Giuseppe Gullì.
Un momento di sintesi quindi fra arte, cultura, politica e cittadini i quali hanno partecipato in tanti alla manifestazione.
La rappresentazione delle opere è stata eterogenea come anche composta si mostrava la tecnica capace di abbracciare classico e moderno in un “unico” artistico trasparente e deciso atto a rappresentare con determinazione e agilità un tratto di storia attraverso i testimoni del presente.
In alcune opere emergeva vivacità di colori e di personaggi mentre in altri la sintesi se pur agile veniva fatta con sfumature svigorite, quasi per rappresentare la stanchezza, il lungo travaglio e la lunga trasformazione di un paese che è stato attraversato da lunghi eventi.
Non mancavano i vecchi personaggi e le persone anziane, testimoni di un presente reale, di una gioventù ormai sfiorita col netto odierno volto triste, soprattutto per la solitudine e per l’incapacità di vedere forse i propri discendenti lavorare in terra propria.
Ecco quindi le barche vuote, i monti spogli, le case vecchie ed abbandonate, il paesaggio devastato dall’abusivismo che rischia di far scomparire quel poco che di prezioso passato rimane.
Da qui lo sforzo a rappresentare il vecchio e da qui lo scarto dello svalutante “moderno” che violentemente si immerge fra le mura dell’ antico e del passato. Un moderno fatto di lamieroni e coibentati di facciate ancora in rovina.
Questo degrado presente è stato evitato dagli autori ed anche ciò è stato un richiamo alle autorità perché mirino a conservare il passato così come hanno fatto loro in uno scorcio di tela.
Un passato ricco di cultura come ricchi sono i ruderi del castello degli Angioini che nessun autore ha rappresentato forse perché ormai pieno infestanti, arbusti capci di sottrarlo all’attenzione di molti e soprattutto di chi poco conosce i posti.
Ricca di storia sono anche i ruderi della Chiesa di Santa Maria anch’essi nascosti da vegetazione e mai recuperati o protetti.
Ed ancora ricchi di storia sono i tantissimi angoli che meriterebbero essere valutati e protetti dalla mano “moderna” che rischia di sottrarli al loro passato intimamente connesso e col quale vige un rapporto inscindibile.
Quindi in sintesi forse un piano di recupero del centro storico sarebbe l’elemento base che consentirebbe ampio respiro al paese intessuto di storia nella sua lunga trama e lo stesso darebbe maggiore sfogo ed agilità ai prossimi artisti i quali non sarebbero più costretti di cercare “l’angolo vecchio” e non “intaccato” dal degrado perché dappertutto si respirerebbe aria di antico.

Vincenzo Malacrinò

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