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IL FUOCO PIEGA L’ASPROMONTE MENTRE UOMINI SPECIALI CERCANO DI SALVARLO

1 novembre 2021 Nessun Commento

SPECIALE GAZZETTA DEL SUD

Calabria, terra infuocata che grida aiuto mentre gli alberi soffocano senza poter respirare al pari di quanti hanno perso la vita nel tentativo di sottrarre il verde al rosso delle fiamme.

Cinque i morti durante questi incendi che gravano sulla coscienza di chi sciaguratamente ha appiccato la prima fiamma. Bambini senza padre, mogli senza mariti e figli che attendono il ritorno della propria mamma chiedono pentimento e giustizia.

Canadair ed elicotteri volano senza tregua lanciando dall’alto attimi di refrigerio mentre i boschi bruciano senza sosta portando la cenere lontana.

Brucia la montagna e l’Aspromonte in più parti. Flora e fauna lanciano un grido straziante simile a quello di chi ha perso i propri cari sul nero della carbonizzata terra.

L’emergenza è giunta prorompente ed una macchina organizzativa fatta di uomini speciali si è messa in moto. Loro rischiano la vita ogni giorno per servire la gente.

Prefettura,  Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia, Protezione Civile, Calabria Verde, volontari del soccorso  e molti altri sono uniti per sconfiggere le fiamme.

Salvare la vita della gente è la prima parola d’ordine soprattutto quando il fuoco accerchia i centri abitati.

Il Dirigente Superiore Carlo Matelli, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Reggio Calabria, dalla sala operativa lavora sull’emergenza. I telefoni del centralino squillano continuamente. Non una, non due ma centinaia di telefonate per segnalare gli incendi. Urla disperate si sentono persino fuori dalla cuffia dell’operatore. A Vinco ci sono diversi cittadini in pericolo di vita.

Le alte fiamme stanno raggiungendo le abitazioni. Il comandante raccomanda la calma agli operatori che, nonostante la tragicità, devono tranquillizzare ed organizzare l’immediato soccorso.

Viene ordinata l’uscita dei mezzi. I vigili del fuoco partono e sono pronti a rischiare la vita nell’intento di salvare gli altri. In altre parti del territorio continua l’emergenza. I carabinieri, la polizia, Calabria verde e molti volontari sono presenti.

Bagaladi, San Lorenzo, Roccaforte ed Africo Vecchio sono tutte in fiamme. I carabinieri delle diverse stazioni e Compagnie aiutano ad evacuare alcune abitazioni al fine di mettere in salvo le persone.

Sul posto, tra la gente, a prestare aiuto e soccorso, anche il capitano Matteo Defilippis comandante della Compagnia di Melito P.S. ed il Capitano Carmine Rossi.

Le caserme dei carabinieri diventano le case dei cittadini e i piazzali antistanti il luogo per accogliere i cittadini mentre le fiamme, racconta il capitano Rossi, continuavano a distruggere la vegetazione. Gutta di San Lorenzo si è ridotta in un cumulo di cenere. L’emergenza è alta. Giungono sul posto anche il XIV Battaglione Calabria e la Polizia di Stato. Le persone, spiega Rossi, erano per strada dove si respirava aria di paura e di terrore. Un messaggio, questo, chiaro sul volto della gente.

Intanto giunge la triste notizia: due persone sono disperse. Più tardi saranno i carabinieri forestali, diretti dal tenente colonnello Pietro Marchetta, a rinvenire tra la cenere zia e nipote. Giovani morti nel tentativo si sottrarre la terra alla furia delle fiamme. Figli che non vedranno più il padre o la madre. Dolore questo che si tocca con mano.

Intanto a Vinco di Reggio il fuoco è prossimo alle case. Tre persone sono accerchiate dalle fiamme. I Vigili del Fuoco non esitano e corrono verso di loro. Li salvano. Sono ustionati ma il peggio è passato. Sulla strada del ritorno un vigile cade e si infortuna.

I Canadair continuano a volare. L’area grecanica brucia mentre ancora imperterriti squillano i telefoni dei centralini perché la parte Jonica è aggredita dalle fiamme. Tutto questo lo stesso giorno.  Anche lì si dirigono i rinforzi.  A Grotteria Il fuoco si approssima all’abitato e anche la Chiesa sembra in pericolo tanto che i Santi vengono portati  fuori dalla struttura. Poco dopo anche lì  si alza un altro grido di dolore:  un uomo è morto. Una vera e propria tragedia.

I piloti dall’alto vedono solo grandi macchie di fuoco. Lingue che salgono senza preavviso verso l’alto mentre regalano fumo e cenere. E quegli uomini sono lì pronti a sganciare l’acqua e a rischiare. Vento, fumo, temperatura e molto altro fanno la loro sconcertante parte, mentre i viaggi dal mare alla montagna continuano per ore ed ore.

Il comandante Matelli è al suo posto intento a definire ogni dettaglio; guarda le mappe, le case ed in diretta segue l’evolversi dei diversi incendi su tutta la provincia. Neppure beve. Continua a lavorare senza sosta assieme ai suoi collaboratori per cercare soluzioni valide.

Anche il Parco Nazionale dell’Aspromonte è in fiamme. Una buona fetta di vegetazione, dice il presidente Leo Autelitano, è stata divorata nonostante gli sforzi tesi ad arginare i danni. È stata salvata la faggeta vetusta, patrimonio Unesco, la quercia millenaria e le consorelle e la foresta di farnetto presso Africo Vecchio, la più estesa per dimensione in Italia.

Sono stati distrutti invece i pini di Acatti, i più antichi dell’Aspromonte con 300 anni alle spalle. Le pinete da Cardeto a Samo sono ormai cenere e cumuli di carbone. Forse 20.000 ettari interessati. I volontari delle diverse associazioni che operano sul territorio hanno segnalato immediatamente i diversi incendi ma purtroppo la violenza delle fiamme ha continuato imperterrita annullando ogni sforzo.

La giornata ancora non è finita e non è finito neppure il dolore perché  le fiamme stanno accerchiando Cardeto. Alte si elevano in ogni direzione. Fanno paura. Purtroppo anche lì, una persona viene soffocata dal fumo e dalle fiamme. Stessa sorte accaduta giorni prima a Saline, nel comune di Montebello Jonico. Sembra una guerra.

Dolore e rabbia si mischiano mentre vengono messi a punto i protocolli di sicurezza facendo evacuare alcune abitazione. Sindaci, polizia locale e protezione civile lavorano senza sosta.

Nonostante il dispiacere e le sconfitte si continua a lavorare. Le forze dell’ordine e di soccorso devono mantenere la calma così come dice Matelli.  Salvare la vita e aiutare coloro che sono in difficoltà rappresenta l’obiettivo principale.

A San Lorenzo la notte è terribile. La paura della gente, dice il Capitano Rossi, si toccava con mano e diventava difficile persino confortare. Lungo la strada una  coppia di anziani con la valigia in mano faceva commuovere tutti mentre tra le lacrime guardavano smarriti il triste scenario.   Ed i carabinieri, presenti in modo capillare su tutto il territorio, erano lì, con loro, a vivere questi momenti di grande difficoltà insieme alla polizia di stato e alle altre forze di soccorso. Uliveti secolari distrutti. Vigneti ridotti a cenere, coltivi di ogni genere cancellati al pari di quanto prima rappresentava una parte della vita. Distrutta la vegetazione e le economia locali di chi costruiva il reddito partendo dai prodotti agricoli.

Intanto il fuoco cambia rotta. Ora si dirige verso Gallicianò e Condofuri. Altra vegetazione verrà distrutta mentre il centralino dei vigili continua a squillare come non mai.

I cittadini telefonano per cercare aiuto. Le risposte devono esser complete e sintetiche perché altra gente ha bisogno di essere ascoltata.

Tutte le squadre sono ormai fuori. Dentro non c’è quasi nessuno e si lavora 24 ore su 24 senza neppure riposare.  Sono stati inviati 65 uomini dei Vigili del Fuoco dal Piemonte, Lombardia. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio e Toscana muniti di mezzi.

I DOS da terra sui luoghi dell’incendio non hanno tregua. Valutano attentamente l’emergenza e poi contattano la sala operativa della Regione Calabria per dare il “via”, attraverso autorizzazione Coau, al volo della flotta aerea nazionale. Si tratta dei canadair che trasportano circa 6500 litri di acqua. Anche l’Ericson S64 non conosce sosta. Il potente elicottero con i suoi 9000 litri di acqua fa centro con ogni lancio così come gli elicotteri della Regione Calabria. Le fiamme però sono violente, troppe e tante. Le temperature altissime. Così si tutto continua. Alto lo sforzo della Prefettura di Reggio Calabria e di tutte le forze dell’ordine e di soccorso. Il comitato Coordinamento Soccorsi lavora senza sosta.  Ognuno cerca di portare validi contributi per cercare di contrastare le fiamme.

Il Comandante Matelli  ancora una volta deve correre in Prefettura: un’altra riunione urgente. Al suo posto resta il vice comandante Andrea Gattuso mentre nella sala crisi i funzionari Emilio Collini e Antonino Costantino coordinano la logistica e la pianificazione degli interventi.

Non è stato un semplice incendio. È stata una catastrofe forse riassumibile nelle parole  del vigile del fuoco Nello Crea: “avevamo paura. Ci siamo abbracciati, stretti l’un l’altro, abbiamo cominciato a piangere, a pregare, a cercare di aiutarci. La temperatura era indescrivibile. Ho sentito i polmoni e le vie aree bruciare”. Questi sono gli eroi. Coloro che scendono in prima linea con coraggio e con lo stesso sanno piangere e pregare. Sono coloro che sanno provare e gestire la paura. Coloro che sanno regalare sentimenti.

Ed intanto tutto brucia per mano di chi ha seminato una prima fiamma. Sulla coscienza di costoro dovrebbe gravare il dolore della natura, la sofferenza di chi è rimasto senza vita.

La montagna piange. Piange per il disastro subito e per essere stata abbandonata. Lo spopolamento dei centri interni,  il distacco dell’uomo dall’agricoltura, l’assenza di pulizia e di linee tagliafuoco devono far riflettere. Gli operatori atti a custodire e pulire la montagna sono quasi spariti. Il consorzio di bonifica ormai è di molto ridotto. Per questo la montagna con le sue risorse andrebbe ridisegnata.

Legno, pigne, frutti di bosco, biomassa e molto altro, se opportunamente utilizzati, potrebbero dare lavoro a molti giovani, oggi, purtroppo, spettatori di un patrimonio andato in fumo.

Vincenzo Malacrinò

 

 

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