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ALL’OSPEDALE DI MELITO P.S. LE AMBULANZE PORTANO FERITI A CATENA.

12 aprile 1999 Nessun Commento
Domenico Albanese, il primo a dare soccorso.

SALINE JONICHE- 13 FERITI, TRE MORTI E ALTRI IN GRAVI CONDIZIONI,questo il tragico bilancio di un disastro che purtroppo lascia il 1999 con tanto dolore e tanta amarezza.
A Melito Porto Salvo le ambulanze arrivavano per ripartire immediatamente a dare soccorso a chi ancora si trovava dentro il “mezzo del disastro” e che ancora asperttava di essere tratto in salvo.
Al Tiberio Evoli di Melito Porto Salvo sono stati portati tutti i feriti del tragico incidente, ed alcuni di questi come per esempio la signora Fortugno Rosa, sono stati trasferiti al Riuniti di Reggio Calabria.
E sempre all’ospedale di Melito, fra le lacrime e la gioia di essere vivi, c’è stato chi ci ha raccontato tutto l’accaduto.
Cannizzaro Anna,di Gallico, responsabile amministrativa alla scuola media di S.Luca, Maria Pia Gioffrè di Pellaro, insegnante presso la scuola media di Natile nuova e Idone Maria di Reggio Calabria, sempre insegnante presso la scuola media di Natile Nuovo sono le tre persone che ci comunicano gli stati d’animo del momento e la tragedia vissuta in prima persona.
Anna Cannizzaro era seduta al secondo posto, parlava con la collega ed ad un tratto “senza rendermi conto mi ritrovavo sotto la scarpata”. Pensavo di essere morta, dice, ma all’improvviso sente la voce di un pendolare che le dice:”signora, mi aiuti a tirarla fuori,lei è viva”. Pur udendo queste parole non riusciva a crederci, ma dopo uscendo dal finesctrino, comprese che era veramente vero e che quesll’incubo si era concluso.
Pochi attimi di attesa sembravano secoli anche se se i soccorsi sono arrivati tempestivamente. “ho sentito un botto e poi mi son vista sotto la scarpata” sono queste le parole che riesce a dire con le lacrime agli acchi la signora Cannizzaro nella speranza che presto lei e gli altri riescano a tornare presto a casa.
Maria Pia Gioffrè ha, invece, sentito una forte frenata, e poi un botto.
Lei si trovava nella parte centrale del pullman, con la collega IdoneMaria, stavano parlando quando ad un tratto hanno visto i vetri frantumarsi.
“mi ritrovai a cammimare sul tetto del pullman, dice Maria Pia Goiffrè, e la paura e lo schoc mi impedivano di gridare, tentavo di dire aiuto, aiuto ma le parole non uscivano dalla bocca; sentii solo la voce della collega Idone che mi diceva: Pia sono accanto a te”. Sul posto sono giunti casualmente due ragazzi i quali hanno prestato immediato soccorso. Di uno conosciamo il solo il nome si tratta di un certo Pasquale di Pilati L’altro invece è Domenico Albanese, di Melito P.S.
Due grandi eroi che assieme ad un dipendente dell’anas, che si trovava sul pullman, hanno dato il massimo di se stessi per trarre in salvo tanta gente.
Infine l’ultima a parlare è Maria Idone, la quale afferma di aver visto l’autobus fare un zig-zag, istintivamente ha guardato l’autista per vedere quello che era successo e nello stesso attimo vede frantumarsi il vetro.
“Pia, stiamo per morire” questa l’unica e tragica parola che Maria idone riesce a dire alla collega quando ancora si trova in strada.
Dopo, il dramma, la tragedia; “ho visto il pullman rotolare, e dopo il primo giro, come in un film me ne aspettavo un altro, pensavo che quelli erano gli ultimi respiri della mia vita”. La signora Idone rimaneva incastrata nel sedile e la sua unica paura era quella di morire soffocata, proprio perché il sedile la stringeva e non c’era modo di uscirne. “ Dentro il pullman, gridavo e pregavo, dice la signora Idone, e sono sicura che la Madonna mi ha salvato”. E mentre dice queste parole si stringe forte fra le mani una medaglia della Madonna.
Uno dei soccorritori, continua, la signora Idone, con una chiave cercava di svitare il sedile ma appena sopraggiunti i vigili del fuoco, lo stesso veniva segato per trarmi in salvo.
“io ho visto l’autista fuori dell’autobus, fra il muretto ed il pullman e quando la polizia chiedeva chi fosse sono stata proprio io a dover dire con grande dolore ed amarezza: è don Rocco, Il nostro autista”.

Vincenzo Malacrinò

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