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NATALE: UN GIORNO PER RIFLETTERE. AUGURI A TUTTI

24 dicembre 2012 2 Commenti

Carissimi amici,

è giunto il Natale ossia la festa che celebra l’evento cristiano della nascita di Gesù che richiama l’uomo ai valori, alla fede, alla meraviglia, all’uguaglianza e al vero amore.

Evento straordinario per i veri credenti ma a cui l’uomo di oggi, purtroppo, ha associato ed associa brandelli di una “moderna” concezione di questo significativo momento, affidando al consumismo e alle fumanti emozioni, il valore della sua stessa espressione quale conquista di una nuova dimensione tesa a sfatare ciò che per secoli si è mantenuto e vissuto.

Il Natale, quale giorno per riflettere sul “senso di ciò che ha senso” per l’uomo ma anche sulla sua missione e su quanto ha dato e sottratto all’umanità.

Un giorno per riflettere su quanto l’uomo sa andare oltre la via dello stesso uomo, per incontrare non solo l’altro ma se stesso, poiché in chi ci sta accanto vive una parte di noi stessi.

Un giorno per meditare anche sul “gioco del mondo”, ossia di quel mondo che vive e consuma al pari di chi, scevro dai valori essenziali, pone l’essere e quindi, consapevolmente o inconsapevolmente, se stesso, non quale valore ma quale “opportunità” per il circuito degenerato di una economia che premia chi produce mentre rinnega gli altri.

Da qui le disparità, i soprusi e gli sfruttamenti dei popoli, dei giovani, degli anziani e persino dei bambini, ignorati e spesso cancellati come fossero “zeri” della terra.

Il tutto imperniato , ad avviso di alcuni, sulla base di chi possiede i numeri della vita. Numeri, però, rubati agli “zeri”, strappati con forza e violenza ai popoli veri, rigettandoli nella stasi e nella miseria totale.

Ciò per garantirsi e garantire un “pezzo” di economia nello scenario globale. Ciò per garantirsi un “pezzo” di lustro nello scenario internazionale a discapito di quanti vengono considerati, da questi e non solo da questi, relitti della società umana.

“Relitti” forzati, costruiti e voluti però da chi ha avuto la prepotenza di scegliere al posto degli altri. “Relitti” ancorati in una terra ricca e sfruttata, propria e mai posseduta.

Così l’uomo e la sua umanità vengono annullati tanto da essere assimilati a risorse cicliche che entrano ed escono dallo scenario produttivo. L’uomo però non è questo. Non è una macchina, non può e non deve essere considerata tale. Eppure la ricchezza di pochi, che nel mondo però sono molti, si basa sullo sfruttamento della “macchina” umana che non conosce età. Non conosce razza. Non conosce via, né popolo. Mi viene spontaneo pensare a quanti bambini o anziani hanno lavorato su prodotti che oggi vengono acquistati per la ricorrenza del Natale. Quante lacrime e quanti sospiri nei sotterranei del mondo.

Ciò avviene, principalmente, nei paesi che tutti conosciamo, in cui il valore della vita, intesa come dono, viene rigettato sin dalla nascita. Eppure l’uomo “moderno”, l’uomo occidentale, compra quei prodotti e magari alla prima via utile dona un euro a chi è messo all’angolo.

Una netta, profonda e viva contraddizione: da una mano il capo firmato di un paese che sfrutta, dall’altra la moneta per l’offerta. I titolari delle firme italiane anch’essi scelgono altri paesi per costruire ricchezza dove le “macchine umane” costano poco. Questo permette loro alti profitti vendendo, poi, a prezzi esorbitanti ovunque. Eppure anch’essi festeggiano il Natale o meglio il loro Natale che nulla ha a che vedere con quello cristiano. Nessuno dovrebbe acquistare il prodotto della sofferenza. Nessuno; poiché coincide con l’acquisto del pianto dei popoli, della sofferenza dei piccoli incapaci di leggere e comprendere il futuro perché impossibilitati di capire persino il presente.

Questo non è il “mondo” che vive lontano da noi. Non è il “mondo” inteso quale entità distante dalla nostra esistenza quotidiana poiché in ogni angolo di terra esiste una o più forme di discriminazione sociale. Esiste il ricco ed il povero. Incluso chi, pur indossando giacca e cravatta, nella casa della ricchezza, vive la povertà dello spirito, ossia l’assenza di ciò che lo dovrebbe rendere felice.

Esiste il povero che ti passa accanto e non lo riconosci perché veste gli abiti della dignità ma esiste anche il povero che palesa il suo stato e, purtroppo, nonostante ciò, viene comunque ignorato.

Chi tralascia il povero non è il povero ma chi veste gli abiti della “differenza di classe”; gli abiti di chi, spesso, inventa questa differenza per inglobare il suo stesso “io” in una società che vorrebbe ma che di fatto non gli appartiene. Questa una triste velleità umana.

L’uomo gramo e allampanato di sentimenti sa pesare il niente degli altri ancor prima che questi ultimi comprendano il suo “niente”.

Gesù, la notte di Natale e ogni giorno, non va scoperto solo nella culla del presepe bensì nella culla del povero cuore dove ancora oggi vive la paglia perché mancano le lenzuola; dove ancora oggi manca il caldo perché vive il freddo; dove ancora oggi vive il buio perché manca la luce.

Gesù è nell’angolo della strada, nel povero che non sa chiederti nulla perché straniero, è nella paura e nell’angoscia dei piccoli perché sfruttati; è nel vecchio ormai solo e nel sofferente abbandonato a se stesso perché considerato un peso.

Gesù Bambino è ovunque e persino in chi ha deciso di allontanarsi da Lui. È in chi non sa scavare nel vuoto del proprio cuore per scoprire l’oltre del niente: ossia la certezza di ritrovare la strada perduta che si trova là dove l’uomo ha nascosto al suo stesso essere la verità della fede ed i sentimenti autentici. Aspetta solo d’essere accolta con un semplice “si”.

Solo la coscienza e la consapevolezza dell’eternità celeste e non di quella terrena potrà portare l’uomo ad abbandonare gli abiti della violenza e dell’indifferenza, dei soprusi e delle vendette, dell’odio e della guerra perché Gesù nasce per redimere l’umanità e per trasmettere ad ogni suo figlio il messaggio di amore e di pace.

Solo se l’uomo comprenderà di essere piccolo, nei diversi ambiti della sua espressione e nei molteplici e variegati ruoli che riveste, potrà concretamente rimanere quale uomo grande vissuto sulla terra ed ancor prima dentro si sé.

La vita d’altro canto è come un viaggio in treno: man mano che il tempo passa i chilometri, per giungere alla meta, diminuiscono fino all’ora in cui si arriverà al traguardo.

Nessun uomo è eterno ma può solo lasciare una traccia di eternità nella misura in cui trasferisce il bene sulla terra.

Questa la verità!

 

Auguri a tutti perché il Natale sia Santo, carico del sentimento Divino e pieno della realizzazione di ogni Grazia. Prima tra tutte l’amore per l’altro; per chi non si conosce; per chi si disconosce e soprattutto per se stessi perché non si trasferisce amore se non si conosce amore.

Sia un Natale carico di fede, di salute, di serenità e di pace. Un Natale che porti a tutti noi le Grazie di Dio di cui abbiamo bisogno.

Auguri

Vincenzo Malacrinò

 

2 Risposte a “NATALE: UN GIORNO PER RIFLETTERE. AUGURI A TUTTI”

  1. 2
    luigi sclapari Scrive:

    Vincenzo,
    mi aasocio alla tua riflessione, senza nulla dover aggiungere.
    la tua meditazione-preghiera è del tutto simile a quella che ti è scaturita davanti al quadro della Madonna della Consolazione nella Chiesa dei frati francescani dell’Eremo, a Reggio, in occasione del concerto di fiati da te organizzato in qualità di Presidente del Kiwanis.
    Bene, ora come allora, l’unica via di salvezza per l’uomo è quella di affidarsi alla Madre di Dio e lasciarsi docilemnte condurre per mano da Lei.
    Un caro abbraccio ed un augurio di sereno 2013, a te e a tutti quelli che ti leggono, ed anche a quelli che, per motivi di tempo, non riescono a leggerti.
    Luigi Sclapari

  2. 1
    FOFO Scrive:

    Ho scritto una lunga lettera a Babbo Natale,rimane una confidenza tra me e Lui. Parla di sogni, di speranza, di vita, di solidarietà,di umanità,di doni, di dono della vita ….. Lui mi ha risposto: «Riferirò a Gesù, inoltrerò la tua lettera con mail»

    Auguri a te e agli amici di Montebello Ionico

    FOFO

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