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IL CARBONE OSCURA REPOWER

19 aprile 2014 2 Commenti

Montebello Jonico – Il carbone fa male non solo alla salute ma anche alla borsa dal momento che il valore dei titoli Repower è sceso drasticamente da 300 euro, nel 2011, a soli 108 euro nel 2014.

Un duro e disastroso colpo questo legato, come affermato dal “no carbone” alla presenza alla presenza della società nel progetto “centrale a carbone” che si vorrebbe realizzare a Saline di Montebello Jonico.

Per tale motivo la Repower starebbe avviando un piano di ammortamento di circa 8,5 milioni di euro a cui si aggiungono gli 11 milioni di euro investiti nell’acquisto dei terreni ex Sipi. Questo quanto emerge da un comunicato del Coordinamento delle Associazioni Area Grecanica “no Carbone” secondo cui gli analisti del credito Vontobel, “hanno declassato il gruppo energetico Repower. Il risultato operativo risulta al di sotto delle aspettative e non  vi è alcuna evidenza di un rapido miglioramento dopo il 2014.”

Il Coordinamento che ha partecipato a Bologna all’iniziativa “HERA esca dal progetto di centrale a carbone di Saline Joniche”, organizzata dai comitati Acqua bene comune Emilia-Romagna, Rete savonese Fermiamo il carbone, Comitato Sì alle energie rinnovabili, Re Common, WWF e Legambiente Emilia, chiedono con forza al gruppo Hera, società partner della SEI, di rinunciare al progetto; inoltre i sindaci azionisti vengono invitati ad uscire dal progetto “centrale a carbone a Saline”, poiché chi realmente beneficerà degli utili saranno solo le lobby dell’energia.

Andrea Caselli del “Comitato Acqua Bene Comune dell’Emilia Romagna” ha introdotto il convegno parlando del ruolo di Hera nel contesto locale. Poi la parola è passata a Francesca Panuccio, portavoce del Coordinamento Associazioni Area Grecanica No Carbone la quale ha sottolineato come la Calabria è stata più volte e “troppe volte beffata”. Nonostante ciò “da tempo mostra forza,  energia e voglia di riscatto ponendo in essere progetti di sviluppo sostenibile già attivi nel territorio. Mostra, ha detto, le immagini dei luoghi che si vorrebbero deturpare e sfruttare senza tenere conto della volontà della cittadinanza e della vocazione dell’area”.

Poi la Panuccio passa alle contraddizioni espressa da Hera, azienda che nel proprio bilancio etico parla di salvaguardia dei territori e rispetto delle popolazioni, ma che nella realtà, come Repower, investe nel carbone.

L’esperto di energie svizzero Peter Vogensagel, ha parlato di come Repower non abbia mostrato coerenza, sfuggendo agli ostacoli evidenziati da istituzioni e cittadini.

Giovanni Durante, portavoce della “Rete savonese fermiamo il carbone”,  ha evidenziato come i dati della perizia  commissionata dalla Procura di Savona, secondo cui la centrale di Vado Ligure avrebbe provocato la morte di oltre 400 persone tra il 2000 e il 2007.

Questi dati, ha detto Durante erano conosciuti dalla popolazione, i periti hanno solo dato conferma.

Anche Flavio Stasi di “Rete Stop Enel”, ricordando l’esperienza di Rossano e di Gioia Tauro specifica come la consapevolezza dei cittadini ha portato la Calabria ad annullare il carbone.

Stefano Ciafani, direttore scientifico di Legambiente, a Repower ha inviato un messaggio: restare a Saline per investire in settori compatibili con l’ambiente. Poi l’auspicio per l’inserimento, da parte del Governo, nella delega fiscale, di una carbon tax secondo la regola “chi inquina paga”.

“Questo, ha detto Ciafani, basterebbe per fermare immediatamente le 13 centrali a carbone operanti sul territorio nazionale perché non sarebbero più redditizie”. Essendo però la terra un dono così come ogni risorsa, forse sarebbe il caso di impedire a priori ogni forma di inquinamento.

 

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

 

2 Risposte a “IL CARBONE OSCURA REPOWER”

  1. 2
    Vincenzo Malacrinò Scrive:

    Gentilissimo Sig. Sorgenti,
    ho letto con piacere il suo commento che, tra l’altro, pubblico e con altrettanto piacere, attraverso le sue riflessioni, mi viene spontaneo aggiungere le mie al fine di dare un contributo al dialogo perchè chi legge possa fare sintesi.
    E’ vero che siamo all’assurdo ma per me cittadino di questo Comune e di questa Italia è assurdo che una società di grande portata non abbia “sprecato” un attimo del suo tempo per dare attenzione al cittadino che, smarrito, proprio perchè come giustamente dice lei, “si tratta di una materia che non si conosce a sufficienza”.
    Ad oggi, mai il proponente ha intrattenuto con i cittadini rapporti di informazione. Solo qualcosa attraverso i giornali e i comitati del “si” che non sono, nè, almeno penso, possono interpretare e sostituirsi alla Società.
    E’ vero i luoghi comuni sono poso efficaci e degradano il pensiero ma è altrettanto vero che il professore Carlo Rubbia, nobel per la Fisica, che conosce la materia a sufficienza, in una intervista a Repubblica afferma che il carbone “pulito” non esiste anzi che “Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso”.
    Il Nobel per la fisica, penso non abbia pregiudizi nei riguardi delle centrali a carbone ma solo molta competenza in materia tanto da additare senza problema alcuno il carbone e quanto dallo stesso deriva, così come le sue stesse emissioni.
    Rubbia parla di energia rinnovabile, di sole, di luce e di sistemi moderni che sarebbero capaci di regalare, nel vero senso della parola, l’energia alla terra senza ricorrere al petrolio. lo stesso asserisce che 200 km quadrati di specchi sarebbero sufficienti per produrre energia per l’intero pianeta.
    Quando la giornalista chiede al professore Rubbia, visto che tutto è così semplice, perchè ancora poco si è realizzato egli risponde in modo diretto e deciso affermando che:
    “Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa”*.
    Per concludere ha ragione lei, per essere concreti sono necessari fatti e non parole, ad oggi l’Ente proponente il progetto centrale a carbone non si è mai presentato con fatti ai cittadini, ossia con carte, dati e spiegazioni. Mai un confronto serio con la gente se non parole divulgate attraverso comunicati stampa.
    I Comitati del “si”, che tanto stimo al pari di quelli del “no” non sono la Sei e in quanto esternano non può esserci ufficialità.
    Converrà dunque con me, egregio sig. Sorgenti che un progetto così impegnativo, in tutti questi anni, (dal 2007 ad oggi) dato il dissenso istituzionale e popolare avrebbe dovuto presentare maggiore chiarezza ed attenzione nei riguardi dei cittadini.
    Ad oggi invece si son fatti, scusi il bisticcio di parole, pochi fatti e molte parole!
    Cordiali saluti
    Vincenzo Malacrinò

    * il virgolettato è tratto dall’intervista riscontrabile nel sito http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/ambiente/energie-pulite/rubbia-solare/rubbia-solare.html

  2. 1
    Rinaldo Sorgenti Scrive:

    Incredibile il modo del tutto fuorviante di come si tenta di dare … “logica” all’assurdo!
    Non so perchè, ma un tale modo di ragionare mi ha fatto venire in mente una “correlazione” che, nel casao specifico, dimostra come talvolta si possono equivocare le cose e prendere “lucciole per lanterne”.

    La correlazione a cui accennavo è la seguente: “nell’ultimo decennio è notevolmente aumentato l’uso dei computers, così come le infezioni da AIDS”. Qualcuno potrebbe arrivare a pensare che le due cose siano collegate!

    Il fatto che le quotazioni in Borsa di Repower siano scese negli ultimi 3 anni è ben difficile che sia dovuto al fatto che questa società ha ritenuto opportuno di sviluppare un meraviglioso progetto di una modernissima centrale alimentata a Carbone. Casomai è proprio l’inversdo, vale a dire il fatto che, finora, l’azienda non abbia alcuna centrale alimentata a Carbone in esercizio.
    Come pure il fatto citato dal portavoce dell’Associazione locale che afferma che la Calabria è stata troppe volte, in passato, “beffata”! Questo è probabilmente vero, ma è anche per tale ragione che un migliore e maggiore approfondimento (come, peraltro indispensabile, quando si tratta di una materia che non si conosce a sufficienza, come appunto la produzione elettrica in grandi impianti termoelettrici) potrebbe aiutare ad evitare di “demonizzare” con un evidente pregiudizio anche cose concrete e meritevoli davvero di attenzione, soprattutto per una Regione che è quella che presenta in Italia il minor consumo procapite di elettricità, parametro indubbiamente significativo di un inadeguato ed insufficiente sviluppo.

    Insomma, forse accantonare i “luoghi comuni” e non perdere una vera e grande opportunità come quella del Progetto per Saline sarebbe davvero un auspicabile cambio di prospettive, nell’interesse di tutti.

    Non è solo una questione di opinioni ma di esempi e dati concreti ed inconfutabili, come appunto esaminare nel dettaglio di come i grandi Paesi più avanzati (Germania, USA, UK, Giappone, ecc.) utilizzino maggiormente il Carbone (fonte del tutto naturale e proveniente dal mondo vegetale che ricopriva ampie aree del pianeta nel lontano passato) proprio per la produzione dell’elettricità a casa loro!

    Fatti, non parole.

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