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LA DEVOZIONE DI S. ANTONIO ABATE IN MONTEBELLO JONICO

2 febbraio 2014 Nessun Commento

Alcune informazioni storiche su S. Antonio Abate che si venera in Montebello Jonico a cura del prof. Luigi Sclapari
1- GENNAIO 17, S. ANTONIO ABATE.
In occasione della festa liturgica di S. Antonio Abate o del porcellino, il 17 gennaio, a Montebello, e non solo, era festa di precetto. I civil viventi (possidenti) e i braccianti agricoli, lavoravano solo metà giornata e i ragazzi in età scolare non andavano a scuola.

2-BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI
Sempre il 17 gennaio, i massari, prorprietari di equini (asini,
muli, cavalli) portavano i loro quadrupedi in Piazza della Chiesa per la rituale benedizione degli animali e, dopo tale gesto, facevano compiere alle loro bestie da soma, uno o più giri intorno alla chiesa, al fine di impetrare dal Santo protettore degli animali domestici, la buona salute per le loro bestie da lavoro.

3-LA PIETA’ POPOLARE
La Pietà popolare voleva che, il rispetto della festa liturgica di S. Antonio Abate, iniziasse dall’imbrunire del giorno sedici e finisse all’alba avanzata del giorno 18 gennaio.

Si racconta, attraverso storie tramandate nelle diverse generazioni, che una donna, preoccupata di portare a termine un lavoro al telaio la cui consegna era imminente, per portarsi avanti con il lavoro, abbia cominciato a lavorare al telaio prima dell’alba del giorno 18 gennaio e, dicono sempre che la stessa abbia trovato bruciata la tela tessuta.

Molti anziani per ricordare i giorni di festa e di astensione dal lavoro spesso ripetevano: “Sant’Antoni era e Santa’Antoni sugnu finu a jornu chiaru!”

4- LA PROCESSIONE
Durante la partecipata processione del simulacro per le vie del paese, il Santo del porcellino raccoglieva numerose offerte in denaro, ma anche molti salumi (capicolli, saddizzi suppizzati, pancette, ecc.) che poi il Protopapa (Arciprete) in parte utilizzava per il suo sostentamento, ed in parte poteva vendere e, col ricavato, sopperiva alle necessità materiali dell’importatate parrocchia Protopapale di Montebello J.

5-LA PIETA’ POPOLARE
In qualche particolare evento, come nell’occasione dell’alluvione del 1956, il simulacro di S. Antonio Abate, fu portato in processione, col consenso del Parroco Don Domenico Sciarrone, fino all’affaccio di Piazza dell’Olmo (Urmu). Da quel punto dell’antica Piazza, si vedevano scorrere minacciosamente le due fiumare di Montebello, S. Elia e Camatore, e si vedevano confluire torbide, limacciose e traboccanti d’acqua piovana. Sempre Voce di popolo (Vox populi Vox Dei) racconta che, subito dopo l’affaccio del Santo sul punto di confluenza due torrenti spumeggianti, d’incanto la
pioggia cessò e comparve l’arcobaleno.
II simulacro del Santo monaco orientale fu riportato in Chiesa fra inni e canti di ringraziamento al Santo, cui i montebellesi sono molto devoti.

5-CURIOSITA’ S. ANTONIO O S. ANTONINO?
I montebellesi quando impongono il nome ai loro figli e voglio indicare il Santo festeggiato il 17 gennaio, allora lo chiamano Antonio, quando invece vogliono indicare il Santo Antonio di Padova, allora lo chiamavano Antonino (13 giugno).

Le suddette testimonianze sono state rese a me, da tre persone meontenellesi utranovantenni.

 

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