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NON ESISTONO LE GALLINE DALLE UOVA D’ORO

9 dicembre 2012 Nessun Commento

Montebello Jonico – “Sta crescendo la consapevolezza contro la centrale a carbone sia in Italia che in Svizzera e sono orgoglioso che proprio da Saline e da Reggio Calabria, sia partito un chiaro messaggio allo Stato italiano sul paradosso “carbone” così come sullo strappo autoritario che lo stesso vorrebbe fare alla Calabria senza considerare che proprio in quell’area diverse società vorrebbero investire in settori ecocompatibili”.

Queste le parole di Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente, il quale afferma che “la centrale non si farà” perché forte è l’impulso della gente che ha capito tutto”

“Il gioco è stato scoperto” ha detto, e nessuno seguirà la “gallina dalle uova d’oro”  perché sa bene che le stesse hanno il tuorlo di carbone. La Sei, prosegue, “conduce una campagna di disinformazione senza dare risposte alla popolazione”.

Noi non ci stiamo, ha detto Barillà, i calabresi non ci stanno e lo hanno evidenziato con fatti concreti; con ricorsi che si sono sommati giorno dopo giorno e con partecipazioni eclatanti a manifestazioni contro questo inopportuno progetto.

La Regione Calabria, il Comune di Montebello Jonico, le stesse associazioni ambientaliste, dodici associazioni di produttori agricoli e tanti altri, hanno già presentato il ricorso contro la centrale a carbone, precisa Barillà, mentre ancora, il Comune di Palizzi, il coordinamento delle associazioni e molti altri soggetti lo presenteranno a breve.

Questo è un chiaro messaggio del popolo che va rispettato. Poi, afferma, “lo Stato si deve decidere. Non può parlare due lingue e usare due pesi e due misure poiché, nei giorni di  Doha il paradosso schizofrenico ha raggiunto il culmine in quanto l’Italia vantava lo sforzo per andare verso le rinnovabili mentre dall’altro promuove ed autorizza, ma in quel contesto non lo dice, la centrale a carbone di Saline”.

A Clini, quindi un chiaro invito ad uscire dall’ambiguità e a dare dignità al popolo che ha diritto di non vedere calpestati i propri diritti premesso che la centrale a carbone non serve né alla Calabria né all’Italia.

“Le centrale, attacca Barillà, non sarà in grado ad applicare il sistema di cattura della CO2 e abbiamo dimostrato scientificamente come il numero di sostanze inquinante, a partire dalle  polveri ultrafini, provocherebbe danni gravissime alla salute dell’uomo.

In tal senso Paolo Catanoso, del Coordinamento “No Carbone” ” si ferma sui numeri delle vittime evidenziate da Alessandro Giannì di Greenpease il quale, con un sistema di simulazione, ha calcolato come la centrale a carbone, se dovesse partire, mieterebbe 44 morti all’anno senza contare tutti gli altri danni che si riverserebbero sulla popolazione e sull’ambiente.

Ma no è tutto, ad avviso di Barillà “c’è una sproporzione tra l’investimento di 1 miliardo e 500 milioni  di euro e le ricadute locali poiché l’impianto porterebbe vantaggi solo alle casse della società considerato che il ritorno occupazionale sarebbe di 150 persone”.

Barillà specifica però che a fronte di questi ipotetici occupati andrebbero considerati tutti i posti di lavoro che si perderebbero nei diversi settori dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del benessere in genere.

Certo, difficile pensare ad una cartolina promozionale con il mare in primo piano e sullo sfondo la centrale quale elemento attrattivo.

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

nella foto una “gallina dalle uova d’oro” preparata per una manifestazione contro il carbone dal “No Carbone”

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