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ILVA, IL GRIDO DELLA PEDIATRIA “TARANTO NON VUOLE SOLO LAVORARE MA ANCHE VIVERE”

17 agosto 2012 Nessun Commento

di Lorenzo Lamperti

Ci hanno convinto che senza l’industria non siamo niente e ci hanno fatto distruggere tutto il resto. Ma l’industria ci sta facendo morire”. Grazia Parisi, pediatra che cura molti bambini del rione Tamburi di Taranto, denuncia in un’intervista ad Affaritaliani.it:Comune e Regione: nessuno ascolta i cittadini che vogliono vedere tutelato il proprio diritto alla salute. La città è stata ridotta al nullla. E’ stata creata una frattura tra gli operai e chi vuole respirare pulito“.

Le condizioni sanitarie sono “drammatiche. Ci sono bambini con allergie e asma per tutto l’anno, genitori con i tumori. Anni fa un’ordinanza vietava persino ai nostri figli di giocare sui prati e tra le aiuole. Poi è scomparsa, ma la situazione è peggiorata. In nessun’altra parte del mondo si sarebbe accettata una cosa del genere. Un bimbo di 12 anni che conosco ha avuto un tumore da rinofaringe come un fumatore anziano“. Il medico attacca il governo: “Clini dovrebbe chiedere scusa per quello che ha detto. Gravissimo il fatto che Balduzzi non si sia fatto vedere. Il gip Todisco? Ci ha restituito la speranza”.

Dottoressa Parisi, nel suo intervento all’assemblea pubblica di Taranto ha fatto riferimento a un’ordinanza del comune nella quale si vietava ai bambini del rione Tamburi di giocare sull’erba. Può spiegare meglio come è andata?

E’ un’ordinanza di circa tre anni fa che consigliava ai bambini del quartiere Tamburi, quello più martoriato dall’inquinamento dell’Ilva, di giocare sull’erba e tra le aiuole. Si ordinava di giocare solo sulle zone pavimentate. SI diceva poi di portarli a casa subito dopo il gioco, di spogliarli e di fargli la doccia lavandoli da testa a piedi, compresi i capelli. E di lavare anche i vestiti. Questo perché gli esami del terreno avevano dimostrato la presenza di inquinanti di ogni tipo sul terreno, che era impregnato di questi fino a una profondità di diversi centimetri. Ci era stato chiesto di affiggerla negli ambulatori e poi l’ho trovata anche in alcuni angoli, devo dire piuttosto nascosti, della città. E’ passata l’estate, ne è passata un’altra ancora e poi c’è stata la revoca dell’ordinanza. Adesso non ne parla più nessuno ma non è cambiato nulla. La situazione della città è potuta soltanto peggiorare in questi tre anni e i bambini continuano a giocare su quelle aiuole.

Il tutto nel silenzio della città?

Nel mio ambulatorio arrivano soprattutto bambini del quartiere Tamburi e quindi ho cercato di aizzare i genitori per cercare di far sì che si interessassero e chiedessero spiegazioni perché un’ordinanza come quella non è una cosa che si può accettare a cuor leggero. Nessun genitore al mondo in nessuna città al mondo avrebbe accettato una cosa così. E la situazione non è che riguarda solo il quartiere Tamburi. Il mio ambulatorio è nel Borgo e l’aria è sempre avvelenata. Ma purtroppo Taranto è stata ridotta al nulla.

Come è possibile essere arrivati a questo punto? Sembra che la grande maggioranza di Taranto sia a favore dello stabilimento, anche a costo di dover morire per l’inquinamento…

Ci hanno convinto che senza l’industria noi non siamo niente. Ci hanno fatto distruggere tutto il resto. Non abbiamo più niente a parte le malattie. E’ tutta una cosa organizzata ad arte dai poteri dell’industria. La città vuole la salute. I tarantini vogliono prima di tutto vivere. Noi qui abbiamo tantissimi tumori, per non parlare delle altre malattie. Ci sono allergie e malattie respiratorie dei bambini durante tutto l’anno. Qui tutti i bambini hanno l’asma. I costi per i farmaci e per la sanità sono altissimi. Ci sono i piccoli che si ammalano di leucemia e le loro madri con il tumore alla mammella… E’ una città inquinata, lo sanno tutti.

Il dottor Mazza (primario di ematologia, ndr) ha parlato di “tumori da fumo” per bambini anche di 10 anni. Lei ha visto casi simili?

Tre anni fa un bambino di 12 anni ha avuto una rarissima forma di tumore da rinofaringe, che è quella zona che sta immediatamente tra il naso e la gola che è propria di un fumatore anziano. Ha dovuto subire un’operazione e poi tutta la trafila della chemioterapia e della radioterapia.

Il cittadino di Taranto che vorrebbe vedere tutelata la propria salute e il proprio diritto alla vita a chi si può rivolgere? Al sindaco, alla Regione… c’è qualcuno che vi ascolta?

Nessuno, non c’è nessuno. Questo è un incubo. Nessuno ci tutela o che voglia capire che la salute è una priorità. Anche rispetto al lavoro e all’occupazione. Invece è stata creata una frattura tra gli operai e chi vuole respirare pulito. Molti operai sono strumentalizzati. A Taranto abbiamo pagato un prezzo altissimo e adesso chiediamo, a livello umano, all’informazione di darci attenzione. Però la giusta attenzione. Taranto non vuole solo lavorare, vuole anche vivere. Chiunque, se si ferma a Taranto dopo la mezzanotte e guarda che cosa esce dalle ciminiere vedrà che è allucinante il modo in cui siamo costretti a vivere. Qui c’è un odore orrendo. Se ti capita di sentire quella che i tarantini chiamano “botta di puzzo” ti viene la nausea. Se stai facendo jogging ti devi fermare perché non si riesce più a correre.

Non c’è fiducia neppure nel governo che ha mandato dei ministri in città?

Vedremo cosa decideranno persone che, tra l’altro, non sarebbero neppure autorizzate a decidere delle nostre vite. Ma ha sentito quello che ha detto Clini? Non farebbe stare suo nipote a Taranto neppure mezz’ora… Dovrebbe chiedere scusa ai bambini che vivono qui e che sono malati.

Il gip Todisco ha restituito una speranza alla vita della città?

Io mi chiedo solo come si fa ad andare contro una persona che ha fatto un atto di coraggio incommensurabile. Mi compiaccio che sia stata una donna come lei a trovare la forza di andare contro un’industria che ci sta facendo morire.

La sua sensazione da cittadina di Taranto qual è? Come andrà a finire questa vicenda?

La mia sensazione è positivissima. Ero molto disillusa. Io nel mio piccolo con il mio lavoro da pediatra ho sempre provato a parlare con le persone ma ero sfiduciata. Però negli ultimi giorni ho visto la voglia di uscirne, la voglia di respirare. E una richiesta di aiuto, soprattutto. Non è possibile che ci vengano voltate le spalle. Qui si chiede soltanto il diritto a vivere. La vita di un bambino, ma anche di un genitore, vale molto di più del profitto.

 

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