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VESPRI IN RITO BIZANTINO E PROCESSIONE DELLA DORMIZIONE

17 agosto 2010 Nessun Commento
Montebello Jonico – Si è svolta, a Montebello J., così come ogni anno, la tradizionale e antica processione della “Kìmisis tis Theotòkou” ossia della Dormizione della Madre di Dio. Una festa che ha molti tratti orientali tanto da essere celebrata con la partecipazione della Chiesa cattolica di rito greco-bizantino.

Si tratta di una Chiesa oggi viva a Lungro ma un tempo diffusa in tutta la Calabria ed in modo particolare in Montebello Jonico e in altre quattro terre di rito greco.

Queste parrocchie costituivano la diocesi greca di Reggio Calabria e in buona parte della Calabria. A Montebello uomini, donne e bambini in attesa dentro la Chiesa Protopapale dell’Isòdia attendevano l’arrivo del “papas”.

Il prete di rito bizantino. Quest’anno come l’anno scorso è giunto P. Ivan Pitra.

Don Carmelo Perrello dopo averlo ringraziato ha lasciato a lui il compito di celebrare il Vespro in un clima straordinario ed emozionante.

P. Ivan aiutato dal seminarista Michele e dal diacono Mario Casile, ha trasferito il popolo montebellese in altri tempi.

I suoi particolari abiti orientali, l’abbondanza di incenso, il suono delle dodici campanelle che rappresentano gli apostoli intenti a richiamare gli uomini alla fede, sono stati elementi pregnanti di una liturgia ricca di contenuti.

Molte le fiaccole accese per la processione della Dormizione, ossia per questa festa, che celebra il sonno di Maria, anticipando l’Assunzione della Theotoka cioè della Madonna, in corpo ed anima in Paradiso.

La novità di questa festa vive nella sua stessa rarità. Questo evento religioso si celebra, infatti solo a Montebello e poi in Grecia, precisamente nell’isola di Tinos.

“Le sue radici, afferma lo storico Luigi Sclapari, ci portano nel lontano passato e la celebrazione annuale della Dormizione ci fa continuare anche nel presente quella storia iniziata dai nostri padri”.

Alle 19 in punto, dentro la Chiesa Protopapale dell’Isòdia, oggi nota come Arcipretale della Presentazione di Maria Bambina al Tempio, P. Ivan ha iniziato la celebrazione dei Vespri mentre i fedeli partecipavano raccolti al momento liturgico e mentre il meraviglioso quadro raffigurante la Madonna Assunta in cielo era posto, così come ogni anno, alla destra dell’altare maggiore.

Questa festa “bicefala” così come definita dal professore Luigi Sclapari, fa da ponte tra oriente ed occidente.

Una festa che fino al 1864 conosceva il così detto “quindicinario” , successivamente ridotto a novena, mentre oggi si svolge solo la vigilia di preghiera fatta al Camposanto dopo la processione. E proprio la processione della Dormizione della sera del 14 è molto significativa perché poggia le sue basi su due punti essenziali: il cimitero, luogo della morte biologica e la Chiesa, luogo di vita.

Infatti il quadro raffigurante la Madonna Assunta in cielo viene portato dalla Chiesa dell’Isòdia al cimitero per poi essere ripreso il giorno successivo dai fedeli in modo festoso per essere riportato dentro il luogo della vita che è la Chiesa.

Lungo la strada la mattina del 15 caratteristico è il lancio del riso sull’effige così come le soste per permettere agli anziani il bacio e il saluto al dipinto che raffigura la Madre di Dio.

Dopo i Vespri, P. Ivan, don Carmelo Perrello, don Ennio, don Tonino Sgrò e il seminarista Michele hanno iniziato la processione verso il camposanto.

Rito bizantino e rito latino, si fondevano a testimonianza di come la fede è unica se pur nella diversità del rito.

Un segno forte, questo che richiama al senso del dialogo e alla capacità di condividere fraternamente momenti forti resi possibili grazie alla disponibilità del Vescovo di Lungro Mons. Lupinacci e a quella del Vescovo Metropolita di Reggio Calabria – Bova Vittorio Mondello.

Certamente tutto questo si realizza ogni anno perché alta è la sensibilità di don Carmelo Perrello verso il recupero delle tradizioni e della storia passata così come alto è l’impegno del professore Luigi Sclapari, finalizzato al mantenimento di questo forte momento negli anni.

Vincenzo Malacrinò

pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”

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