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IL VIRUS CHE SI IMPONE AL MONDO

20 maggio 2020 Nessun Commento

Sono finite le giornate fredde e nebbiose, tra i fitti rami degli alberi sono sbocciati fiori e l’aria è, ormai, diventata calda, estiva; tra lockdown, fase 1 e fase 2 sono passate le stagioni eppure, per molti aspetti, il tempo sembra essersi cristallizzato dando, inaspettatamente, una nuova forma alle nostre vite.

Nulla è rimasto invariato nell’era post-Covid-19, sorrisi celati da mascherine, strade poco affollate e negozi, una volta gremiti di gente, sempre più vuoti. Il virus ha modificato la mentalità e le necessità del consumatore? In che modo? La crisi economica causata dalla pandemia e la percezione del rischio di contagio hanno sicuramente esercitato una notevole influenza sui comportamenti d’acquisto, i consumatori hanno ridotto le proprie spese focalizzandosi sui bisogni essenziali ed hanno iniziato ad evitare di recarsi in negozi fisici considerati come luoghi di diffusione del virus, prediligendo, invece, lo shopping online. A questo i grandi marchi, le aziende di abbigliamento e le case cosmetiche si sono adattate creando, con l’ausilio delle nuove tecnologie, delle realtà completamente digitali grazie alle quali il potenziale cliente è in grado di provare virtualmente abiti e prodotti senza uscire di casa. Alcuni marchi di lusso, inoltre, hanno messo appunto degli show-room digitali con camerini in 3D, dove è possibile non solo acquistare i capi d’abbigliamento ma anche vedere il negozio tramite la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale. Risulta evidente, quindi, il ruolo assunto dalla tecnologia nell’ultimo periodo, un ruolo di fondamentale importanza ed aiuto del quale, però, non conosciamo gli effetti a lungo termine. Passando, invece, agli acquisti relativi a necessità primarie, vediamo un consumatore più attento e coscienzioso che preferisce comprare prodotti alimentari locali soprattutto se venduti in mercati in cui viene garantito il rispetto delle regole al momento vigenti (distanziamento sociale, obbligo mascherine e guanti). Tali comportamenti, però, possono diventare eccessivi, gli psicologi, infatti, parlano di “Coronavirus shopping anxiety” riferendosi ai casi in cui il semplice andare a fare la spesa diventa uno stimolo ansiogeno a causa della paura di toccare oggetti infetti o acquistare cibo contaminato. A questo proposito si consiglia a chi soffre di tale problema di frequentare, muniti di mascherina e gel disinfettanti, negozi poco affollati, conosciuti e percepiti sicuri, in modo tale che l’uscire a comprare qualcosa rientri pian piano a far parte della routine. Il settore alimentare, in ogni caso, rimane quello in cui gli italiani hanno continuato a spendere (+15%) mentre hanno decurtato tutte le altre categorie d’acquisto: giù del 75% vestiti e scarpe, -50% per i mobili, -20% libri e giornali.

Da alcuni sondaggi è stato rilevato che, in seguito al Covid-19, anche i fattori tenuti in considerazione dai consumatori nel momento dell’acquisto di un prodotto sono cambiati: prima della pandemia, le priorità principali al momento dell’acquisto erano qualità (48%), prezzo (47%) e marchio (24%), adesso invece sono disponibilità (49%), prezzo (36%) e qualità (34%). È molto interessante vedere il cambiamento di priorità per gli acquirenti i quali, attualmente, ripongono il focus sulla disponibilità. Durante la pandemia, infatti, alcuni prodotti di specifici marchi sono divenuti poco reperibili e questo può aver rappresentato un momento chiave per i consumatori per acquistare brand mai provati prima; ciò può comportare un cambiamento nella fedeltà ad una particolare marca ed i consumatori possono scoprire nuovi prodotti.

Il Coronavirus, quindi, ha, purtroppo, sconvolto l’intera gamma dei comportamenti relativi agli acquisti ma, allo stesso tempo, ha generato diverse nuove opportunità di ricerca empirica, fondamentali per comprendere al meglio l’assetto mentale e le necessità del consumatore.

Luana Francesca Laganà

 

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