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AUTOMOBILE DEL PRETE IN FIAMME. INTERVISTA A DON ENZO ATTISANO

8 marzo 2025 Nessun Commento

È una notte tranquilla. Poi i vicini urlando e lo avvisano dell’incendio. Don Enzo Attisano sta dormendo. Apre la porta si trova le fiamme quasi sul corpo. Persino la grondaia di plastica si scioglie come burro. E’ la sua automobile che brucia. Non può uscire di casa. Chiude la porta ed esce fuori dall’interno della Chiesa. Sono le 2.40 di notte.

Adesso osserva il relitto tra pensieri ed interrogativi ma è sereno.

Perdona chi ha incendiato la sua macchina e si dice pronto ad abbracciarlo senza togliere nulla alla gravità del gesto. Intanto una famiglia gli dona in prestito una macchina. “Non è il caso” dice don Enzo ma loro insistono e gli lasciano le chiavi in mano.

 

La vedo pensieroso. Cosa prova in questo momento?

Tanta amarezza e sconcerto che non sono legati al danno materiale ma alla sofferenza che ha raggiunto tutta la comunità. Un atto condannato da tutti ed io aggiungo che si condanna il gesto ma non la persona perché è un animo da recuperare.

Cosa gli direbbe adesso se fosse qui?

Perché lo ha fatto e che esiste il perdono e la possibilità di ricominciare.

Lo perdonerebbe dunque?

Assolutamente sì. È vile l’azione ma non la persona verso la quale bisogna usare amore e perdono. Una cosa è certa: chiunque sia stato si porta dentro delle fragilità. Dovrebbe essere aiutato. Bisogna ricordare però che esiste anche la giustizia terrena a cui si deve rispondere.

Ma lei non immagina chi potrebbe essere stato? Magari una persona con cui ha avuto un diverbio banale?

Non ho la più pallida idea perché non ho avuto da dire con nessuno. Sono prete e parlo a tutti. Qualcosa si può anche non condividere ma ciò non potrebbe mai giustificare un gesto simile.

Lei è un sacerdote che unisce molto. Sta lavorando bene e sta rivoluzionando la comunità. Questo può dare fastidio a qualcuno?

Si. Un fastidio inqualificabile e non giustificabile perché il bene dovrebbe portare altro bene. Ecco perché non riesco a capire.

E la comunità che dice?

È amareggiata e prova un senso di profonda di vergogna. Sono tristi. Ieri dalla mattina alla sera ci sono stati tutti: bambini, giovani, famiglie e anziani per esprimere solidarietà.

Con gli occhi tristi guardavano i resti della macchina ma poi siamo scesi nell’ “orasogna”.

E che cos’è?

Un oratorio che insegna a sognare. I giovani devono sognare per aprire le ali ora più che mai.

E questo dà fastidio a qualcuno?

Potrebbe ma nessuno ha palesato disappunto.

E i ragazzi che sognano cosa dicono?

Sono dispiaciuti ma credono in quello che stiamo facendo. Lo hanno scritto con dei cartelloni che hanno affisso in Chiesa: “Le fiamme non possono bruciare il bene anzi il nostro cuore arderà sempre più di amore.”

Quindi questa azione non rappresenta un freno?

Assolutamente no. Continueremo a lavorare con gli occhi puntati verso Dio. Questo a noi interessa.

Cosa avrebbe fatto questo pomeriggio se non fosse accaduto il vile gesto?

Sarei andato a trovare gli anziani. Avrei lavorato sulla “Passione di Cristo”, la Via Crucis Vivente che vede unita tutta la comunità.

Sua mamma e suo padre, la sua famiglia cosa dice?

Sono rimasti male ma la sofferenza è stata placata dalla vicinanza della gente. Le parole del vicesindaco rivolte ai miei, in Chiesa, sono state di grande coraggio. “Lo avete consegnato a questa comunità per servirla ed oggi siamo qui per custodirlo, amarlo e rispettarlo come un figlio”.

Il Vescovo ed i suoi confratelli cosa le stanno trasmettendo?

Tanto affetto e tanta forza.  Stessa cosa dico dei miei amici e di tutti coloro che mi stanno dimostrando calore umano.

Lei prima di essere sacerdote era impegnato in politica, lavorava, aveva una vita intensa. Perché ha deciso la strada del sacerdozio?

Per servire gli altri perché il servizio al cuore dell’uomo e al suo spirito rappresentano una priorità. Bisogna essere servi per amore. Solo così si potrà essere sacerdote dell’umanità.

Una famiglia proprio adesso le ha consegnato in prestito una macchina. Che ne pensa di tale gesto?

Questo è Santo Stefano in Aspromonte. Questi sono i cittadini di questa bellissima comunità.

Vincenzo Malacrinò

Pubblicato sulla Gazzetta del Sud

 

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